ELISA ZADI
OPERA VIVA
un percorso pittorico
relazionale
Lo Studio Gennai arte contemporanea di Pisa
ospiterà domenica 31 ottobre Opera Viva.
Opera Viva è un intervento artistico di Elisa Zadi volto alla relazione e alla
realizzazione di un manufatto pittorico interattivo, condiviso e sperimentale.
L’intervento artistico sarà un evento
collaterale della mostra in corso “Guardare al passato, costruire il futuro”.
Opera
Viva
è un progetto interattivo di Elisa Zadi che prevede l’esecuzione live di
un’opera a quattro mani. L’artista e il ritrattato si confronteranno per dar
vita a un’immagine che possa rappresentarne il volto. L’opera si compirà nella
complicità del momento e grazie alla partecipazione del pubblico. Elisa non
esegue il classico ritratto in cui il partecipante è spettatore passivo, ma lo
coinvolge in questo intervento, nel confronto, nella relazione, nella pittura. Fra
i due partecipanti sarà disposta un’apposita struttura basculante che mostrerà
ora uno specchio ora il supporto pittorico e i due interverranno su di esso in
maniera alternata, innescando l’inizio di quello che poi sarà Opera Viva e cioè un intervento
artistico interattivo volto alla relazione e alla realizzazione di un manufatto
pittorico sperimentale e condiviso.
Per maggiori informazioni
sull’opera vai su https://www.zadielisa.it/eventi/elisa-zadi-opera-viva/
Evento svolto nel rispetto
delle normative anti-covid vigenti.
Elisa Zadi Opera Viva
Domenica 31
ottobre 2021 dalle ore 17
Studio
Gennai arte contemporanea
Via San
Bernardo, 6
56125 Pisa
Per
informazioni e prenotazioni:
www.studiogennai.it
studiogennai@yahoo.it
+ 39 348 824 3760
https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/elisa-zadi-opera-viva/
https://www.exibart.com/evento-arte/elisa-zadi-opera-viva/
https://www.juliet-artmagazine.com/events/elisa-zadi-opera-viva/
https://www.lobodilattice.com/art/mostre-eventi/elisa-zadi-opera-viva
https://www.melobox.it/elisa-zadi-opera-viva-studio-gennai-pisa/
https://www.evensi.it/elisa-zadi-opera-viva-bernardo-6/422428714
https://www.youtube.com/watch?v=DPB5EdQsmCI
Ma qual'è
l'immagine restituita dallo specchio all'artista moderno? E' comunque sfuggente
e dovrà essere fissata, bloccata, resa immobile e oggettiva perchè si configuri
come documento psicologico relativo alla sua reale natura e interiorità. La
difficoltà per l'artista consiste proprio nel fatto che il suo volto riflesso
nello specchio è inadeguato a rappresentare il suo stato d'animo e quindi egli
dovrà necessariamente trovare un equivalente formale di ciò che sente di
essere: dovrà inserire nei contorni oggettivi del volto il dolore, l'angoscia e
la sofferenza di un determinato momento.
All’inizio
di questo percorso il nostro sguardo si posa dunque semplicemente su "un
uomo", poi si soffermerà su "un pittore", infine su "un
individuo" che ha smarrito la propria identità, che è Altro, e il cui
volto è, letteralmente, lo specchio dell'anima.
"Senza
la fede nell'idea che il nostro volto esprima il nostro io, senza questa
illusione fondamentale, originaria, non potremmo vivere o almeno prendere la
vita seriamente. E non basta soltanto identificarci con noi stessi, è
necessario identificarci appassionatamente, per la vita e per la morte.
Immagina di vivere in un mondo dove non ci sono specchi. Il tuo viso lo
sogneresti e lo immagineresti come un riflesso eterno di quello che hai dentro
di te. E poi, a quarant'anni, qualcuno per la prima volta in vita tua ti
presenta uno specchio. Immagine lo sgomento! Vedresti un viso del tutto
estraneo. E sapresti con chiarezza quello che ora non riesci a comprendere: tu
non sei il tuo viso... a forza di osservarmi allo specchio, ho finito per
credere che quello che vedevo ero io. Ho un ricordo assai vago di quel periodo,
ma so che scoprire l'io deve essere stato inebriante. Poi però arriva il
momento in cui stai davanti allo specchio e dici: sono io, questo? E perché?
Perché ho sodalizzato con questo qui? Che mi importa di questa faccia? E tutto
allora comincia a crollare. Tutto comincia a crollare." (M. Kundera, L'Immortalità)

La
complessità del volto come oggetto osservabile, decifrabile descrivibile, da
sempre ha posto una quantità di quesiti a cui, in tempi diversi, si è tentato
di dare risposta: ora spiegando l'intero macrocosmo attraverso il volto, ora
facendo del volto l'intero macrocosmo, ora considerandolo come specchio
trasparente delle passioni, ora come maschera infida prodotta dal gioco della
simulazione sociale.
Tracce delle
mille contraddizioni di cui vive il volto all'interno dell'immaginario
collettivo sono inscritte, seppure in modo sconnesso e frammentario, nella
storia etimologica dei termini che, all'interno della lingua naturale, lo
designano: volto, viso, faccia; in latino vultus, facies; in
francese chère, face, figure, vis, visage, vout...
Il volto
innanzitutto come visione, ma anche, nello stesso tempo, come soggetto attivo
dell'atto di vedere. Viso deriverebbe dal termine del latino volgare visus,
participio passato di vidère, "vedere". In questo senso sarebbe
spiegato, dicono i dizionari, l'uso arcaico di viso come sinonimo di
"vista", "sguardo". Probabilmente, su questa attività
percettiva, in quanto direttamente più legata al pensiero, si fonda la grande
catena associativa che giunge a fare del volto, sede privilegiata della vista,
il simbolo stesso dell'uomo.
Ma il volto
è soprattutto, in senso passivo, visus, quanto di noi, della nostra
persona e non solo del nostro corpo, è più esposto alla visibilità. E' quanto
di noi resta più impigliato nel gioco degli sguardi, del vedere e dell'essere
visti, del far mostra di sé e del nascondersi.
Il viso non
è dunque una semplice parte del corpo. Attraverso il viso, l'altro che ancora
non esisteva, a un tratto, entra nel campo delle cose visibili. Non come cosa
tra le cosa: è nel viso che si compie la presenza. (P.Magli "Il volto e l'anima")
31 ottobre 2021 Studio Gennai Pisa


