16/10/13

ELISA ZADI e L'AMORE PER LA TELA di Sara Missorini







Come spesso amiamo fare noi di Esserciweb, anche questa settimana siamo andati alla ricerca di una personalità promettente, scovandola nel mondo dell’arte. Si tratta della giovanissima pittrice Elisa Zadi, un talento dell’arte o per meglio dirla in maniera poetica “astro nascente e già luminosissimo sull’orizzonte dell’arte italiana contemporanea”, come la definisce Marco Palamidessi, il giovane critico d’arte lucchese al quale va l’onore di averla portata sotto i riflettori. Quel che si nota dai suoi dipinti è una ripetizione del soggetto che potrebbe sembrare – in apparenza – ossessione. In realtà, dietro vi si nasconde una necessità profonda che usa l’arte per “cercare se stessa, per capirsi, per conoscersi, per perdersi nel riflesso di uno sguardo o ritrovarsi nell’intensità di un’emozione scandita dal ripetersi rituale del vissuto quotidiano. Per indagarsi nella luce come nell’ombra, nel mistero della sua psiche”, come osserva ancora lo stesso Palamidessi. La Zadi spiazza anche per la sua sconvolgente umiltà e umanità che immediatamente traspare fin dalle prime chiacchiere…


 Non dipingo sulla tela ma con la tela.  Elisa Zadi



Quando ti sei accorta che la pittura sarebbe diventata il tuo mestiere?

Quando non potevo più farne a meno.

Quali sono stati i tuoi maestri?
Ce ne sono stati e ce ne sono tanti, di storicizzati e di contemporanei; è normale per me confrontarmi continuamente con tutto quello che stimola la mia immaginazione, con la bellezza delle cose, che cerco ovunque. Per Maestri non intendo solo pittori e scultori, ma anche poeti, letterati, fotografi, registi, sono loro che accompagnano costantemente la mia ricerca e sono un forte stimolo intellettuale. Non guardo ai Maestri nel senso di cercare in loro una mimesi iconografica, ma più che altro cerco un coinvolgimento emotivo; è la sensazione che certe opere suscitano in me a muovere una reazione creativa. Difficile spiegare come ad esempio le fotografie di K. Blossfeldt sulle piante ispirino l’aria di alcune mie figure femminili, probabilmente è l’intento comune di analizzare sin nei particolari le cose per carpirne l’essenza, è quella statuaria intenzione di congelare ed elevare il soggetto preso come protagonista. Tengo a dire che questi stimoli non sono dati solo dai Maestri ma possono essere anche le semplici cose che avvengono per strada, i dialoghi con le persone, le cose che accadono nella quotidianità, ogni cosa può rivelarsi motivo di riflessione e confronto da portare nelle mie opere.

 Molte delle tue opere ritraggono volti che hanno alla base il tuo. Questa scelta è un cercare te stessa?
Sicuramente c’è una proiezione da parte mia nelle cose che osservo prima di dipingerle. Più che altro ho bisogno di fare questo per capire quello che ho davanti, per interiorizzarle; questo percorso di introiezione ha sicuramente dei lasciti e nel momento in cui restituisco quello che ho osservato come forma pittorica, ci sono delle tracce di me che rimangono. Quando dipingo un volto, se non ho dei riferimenti ben precisi, come una persona da ritrarre o dei modelli che posano, le figure prendono le mie fattezze, la mia fisionomia, semplicemente perché il mio è il volto che più di ogni altro vedo e conosco e alla fine, le mie sembianze vengono prese dal soggetto del quadro che vado dipingendo. Periodicamente invece, ho bisogno di mettermi allo specchio, cercando la mia somiglianza che non è mai soltanto quella esteriore: ho bisogno di vedere cosa ho dentro per cercare di tirar fuori quello stato emotivo attraverso la pratica pittorica. Questo procedimento diventa per me un vero e proprio rituale che pratico sin dall’inizio del mio percorso; è così che ho cominciato, partendo semplicemente da quello che avevo, me stessa. Ogni mio autoritratto è rivolto a portare alla luce lo stato d'animo di un preciso momento. La fisicità corporea è solo il contenitore del contenuto. Io cerco di vedere dentro la forma e attraverso la forma lasciarmi suggerire delle pulsioni che da fuori mi portano all’interno del sensibile, nel viaggio che vado facendo chiamato Pittura. Non si può prescindere dalla fisicità delle cose! Così come non si può escludere il mistero e l'invisibile che c'è dentro ogni forma, del limite dell’inafferrabilità e della mutevolezza, motivo di ricerca del mestiere-pittura, per questo continuo e instancabile, come i miei ritratti-autoritratti.

Quanto del nostro stato d’animo può essere ritratto in un dipinto?
Può essere rappresentato tanto e allo stesso tempo mai abbastanza; ad esempio in un ritratto dal vero dipende da quanto il pittore e il modello sono disposti a lasciare che l’uno entri dentro l’altro, nell’intimità del sentire intendo. Attraverso la faccia noi vediamo tutto quello che c'è da vedere di una persona - la patognomica insegna molto a riguardo - tuttavia non sempre è facile essere il tramite di questo sentire. Un'opera diventa tale quando chi la esegue ha la capacità di annientarsi in quello che sente e, in questo caso, il ritrattato deve fare lo stesso. In qualche modo dobbiamo essere in due a volere la stessa cosa, come quando si fa l’amore. Quando è così la cosa può funzionare, e ci si può avvicinare molto a tradurre il sentire di quel momento attraverso le forme per creare un ritratto.

Che cosa puoi dirci di Ascendenze, la mostra che esporrai fino al 15 ottobre presso la Galleria Nespolo – Studio D’Arte 102 di Alessandria?
Come ogni mostra personale, questa esposizione porta con sé l’importanza di focalizzare un preciso periodo del mio lavoro. La mostra vuole riflettere sulla situazione dell’attesa, vista come momento metafisico di un Qualcosa che sta per succedere. Questo Qualcosa è la riflessione, la proiezione, il divenire della crescita nella creazione artistica. Per questo ringrazio la famiglia Nespolo che mi ha dato l’opportunità di questa riflessione, oltre che l’onore di allestire alcune mie recenti opere nella sala accanto alla permanente di Ugo Nespolo.

La Toscana è la tua terra. Una terra incantevole. Ti ha mai ispirato in qualche modo nei tuoi lavori o ti è mai stata di aiuto? O piuttosto di ostacolo?
La natura mi ispira continuamente, ne raccolgo e ne registro le sensazioni che poi traduco nelle mie opere anche se poi non eseguo direttamente una pittura di paesaggio ma riporto queste emozioni in altre forme. A volte ho fatto anche delle esperienze dirette sul paesaggio, dove mi sono recata con la mia auto-atelier in varie zone dell'aretino, del senese e soprattutto del Mugello per eseguire studi dal vero. Trovo che i colori del paesaggio circostante, in cui sono nata e dove vivo, condizionino fortemente i colori che uso per dipingere e penso che questo sia normale, una sorta di patrimonio genetico, le mie radici. In modo particolare la mia gamma cromatica è da sempre ricca di variazioni sulle terre. La stessa terra che spesso raccolgo nelle zone che visito e poi tratto per trasformarla in pigmento per i miei colori. Mi sento fortemente legata alla terra, stabile, forte, madre e donna ed è infatti con essa che plasmo le figure femminili dei miei quadri.

Quali progetti all'orizzonte?
Attualmente sto lavorando alla prossima mostra “INTROSPEZIONI: percorsi nella pittura” che inaugurerà l’8 novembre prossimo nella Sala del Basolato in piazza Mino a Fiesole. In questa occasione proporrò un numero considerevole di opere di recente produzione; le figure femminili e gli oggetti quotidiani si alterneranno sospesi in uno spazio-assenza dai riverberi metafisici. Nell’occasione della mostra fiesolana verrà presentato un mio catalogo monografico e, sempre a novembre, sarò presente, fra gli emergenti, nel Catalogo dell'Arte Moderna (CAM) n°49 edito dalla Mondadori.


Le foto di Elisa Zadi sono state scattate da Marco Palamidessi.