07/03/12

CASE D'ARTE Associazione Culturale Artefice

Case d’Arte nasce dalla volontà di dare spazio a studi di giovani artisti entro 35 anni, che lavorano assiduamente in Firenze e provincia. L’associazione Culturale Artefice, con il sostegno del Premio Creatività in Azioni promosso dal Comune di Firenze, inizia a censire i luoghi dove giovani artisti operano, creando una sorta di mappatura sul territorio fiorentino. L’Associazione ha coinvolto anche 10 personalità del mondo artistico e culturale contemporaneo (Luigi Lombardi Vallauri, Giuliano da Empoli, Luigi Zangheri, Pietro Gaglianò, Fiammetta Strigoli, Cristina Giachi, Valentina Filice, Maria Giuliana Videtta), ognuna delle quali ha posto una domanda agli artisti partecipanti , invitandoli così alla riflessione e al confronto. L’elegante e tascabile pubblicazione che ha titolo “Case d’Arte” raccoglie le foto di 46 studi selezionati e alcune delle risposte alle personalità, proponendo una sorta di vademecum artististico del “non ufficiale” odierno fiorentino. Per maggiori informazioni e le risposte complete wwwcasedarte.wordpress.com

LUIGI LOMBARDI VALLAURI
1. L'Arte è qualcosa che punta all'emozione estetica, ma l'emozione estetica può essere un punto d'appoggio per un balzo a qualcosa di ulteriore? Sei in grado di descrivere l'ulteriore? 
Per “emozione estetica” intendo le sensazioni immediate che un’immagine è in grado di suscitare. Un’opera è tale perché si spinge oltre “la forma” estetica; o meglio la “bellezza” deve essere il veicolo che media, fra il senso dell’opera e lo spettatore. Quest’ultimo, guardandola, dovrebbe spingersi verso più profonde riflessioni, sia intellettuali, che psicologiche e sociali.
GIULIANO DA EMPOLI
2. L'arte non può forse cambiare il mondo, ma può almeno tentare di cambiare il modo di vedere il mondo. Come pensi che la tua ricerca artistica possa cambiare il modo di vedere la città?Qualsiasi artista in verità non fa altro che cercare di affinare il suo modo di vedere le cose per andare incontro alla realtà che gli appartiene, cerca di esserne il confidente, di interpretarla. Non so se il mio modo di vedere le cose possa cambiare il modo degli altri di vedere la città, ma di sicuro apre ad una nuova possibilità espressiva.
PIERO FERRUCCI
3. Pensando a una delle tue opere, come descriveresti la sua nascita e il suo sviluppo nel tuo mondo interiore?
Pensando ad un mio quadro mi viene subito in mente l’ultimo autoritratto. Questo tipo di ricerca, fa parte del mio lavoro sin dall’inizio del mio percorso artistico ed è per me inevitabile. Il bisogno di “guardarmi allo specchio” nasce dall’esigenza di verificare continuamente me stessa, per autenticarne non solo l’esistenza, ma per indagare anche uno stato emotivo specifico. Potrei dire che solo attraverso questo tipo di osservazione e di esperienza mi rendo consapevole di me stessa e di un’interiorità che ha bisogno di essere esplorata continuamente.

LUIGI ZANGHERI
4. Ritenete utile (o inutile) nell'attuale scenario del sistema dell'arte un atteggiamento "morale" in rapporto al proprio operare?
Non credo che “l’atteggiamento morale” sia un atteggiamento adatto a nessuna forma di arte. Purtroppo ne vengono fatte delle “questioni” quando non si capisce quello che si vede. Credo che l’arte, per essere tale, debba spingere l’osservatore a porsi delle domande o a vedere soluzioni diverse di una data cosa.

PIETRO GAGLIANO’
5. Una riflessione sugli studi d'artista impone l'interrogativo sulla distanza che l'artista pone, o elude, tra sé e il mondo e su quanto sia giustificabile oggi il lavoro di un artista che (seguendo un modello romantico e bohemien) ritenga di poter lavorare senza guardare oltre i confini del proprio spazio protetto. L'attualità (su scala locale e globale) che peso ha nel processo creativo? Quanto un artista dovrebbe avvertire il dovere di sollevare le questioni del disagio sociale, del dissesto ecologico, dell'emergenza geopolitica?
Non credo che avere uno spazio dove lavorare significhi non guardare al di fuori di esso. Credo che un luogo, che possa fungere da piattaforma, sia necessario a favorire qualsiasi processo artistico. Credo che dipingere oggi non significhi necessariamente abbracciare un’ideale romantico; la pittura è un mezzo di espressione come un altro (non conta il “cosa”, ma il “come” e il “perché”). Credo che un’artista abbia grandi responsabilità e ne sia sempre consapevole; non si possono scindere queste cose. Un’artista è sempre critico nei confronti di se stesso e di quello che lo circonda. L’artista è sempre il testimone del tempo in cui vive, ma non ci si può aspettare da lui la risoluzione dei problemi.

FIAMMETTA STRIGOLI
6. Televisione, pubblicità, personal computer, internet concorrono a caratterizzare l’individuo di questo nostro tempo come homo videns, un fruitore di immagini esposto ad esperienze visive che sono il risultato della ricerca tecnica prima, tecnologica poi, e che hanno talvolta fornito “materiali” al fare arte, incidendo sul profilo dell’artista contemporaneo per l’opportunità di amplificare la propria traiettoria operativa, contaminando e ibridando i linguaggi espressivi.
Salto in positivo di creatività comunicativa capace di cambiare nel tempo il significato di artista più vicino al profilo dell’artista rinascimentale o anti-arte che nega la “vera” creatività a partire dalla presa di distanza dal concetto di manualità, insito nei generi classici come il disegno, la pittura e la scultura?
Il fare artistico è stato in ogni periodo storico influenzato dalle scienze, dalla politica…e di volta in volta gli artisti si sono trovati a mettere in discussione il proprio fare, la propria tecnica e a confrontarsi con ciò che li circondava in quel momento. Anche oggi è lo stesso. Non credo che la nascita di nuove forme di espressione e le contaminazioni siano negative. Certamente la realtà fiorentina ha ereditato la sua particolare tradizione e credo che ognuno sia chiamato a questo confronto.

CRISTINA GIACHI
7. Ti senti parte di un movimento artistico fiorentino? Esiste una sinergia tra i giovani artisti? Esistono
luoghi di discussione-confronto? Si lavora pensando alla città o il lavoro è rivolto ad un pubblico
esterno?
Non so se si può parlare di “movimento” in senso storico, ma qualcosa sta fermentando. A Firenze conosco molte persone capaci, che lavorano seriamente per far sì che il proprio fare artistico possa diventare un mestiere. Il problema maggiore è come relazionarsi con le istituzioni.

VALENTINA FILICE
8. Reputi che quello dell’artista possa essere ritenuto un mestiere pari agli altri? Se d’accordo, in che termini potrebbe regolarizzarsi all’interno del circuito economico e produttivo nazionale?
Dal punto di vista pratico penso all’arte come un mestiere. In passato non mancano gli esempi in cui l’artista ha avuto ruoli specifici all’interno di una società, inserito in un circuito economico e culturale; oggi questo si è perso e dimenticato. Perché?

MARIA GIULIANA VIDETTA
9. Qual è la vostra domanda? Più precisamente, l'opera d'arte/l'attività artistica risponde alla domanda che l'artista si è posto e che attraverso l'opera rimanda al fruitore?
Un’opera d’arte risponde sempre ad una domanda; bisogna vedere se la domanda che l’artista si pone è giusta, o meglio consona a quello che si aspetta il fruitore.

ASSOCIAZIONE ARTEFICE
10. L’idea del progetto Case d’Arte nasce dall’intuizione di poter mettere in relazione varie realtà di creativi presenti in città per poter così ampliare una rete di lavoro e quindi creare anche maggiori occasioni di visibilità. Quali azioni potrebbero portare un contributo positivo alla scena culturale fiorentina?
Credo e spero che questa idea, possa essere la prima di una serie di iniziative che potranno idealmente inserirsi nel tessuto cittadino in maniera costante e stabile. Credo che la realtà artistica sia molto più variegata e ricca di quella che vediamo “in vetrina” nelle gallerie. Ogni artista dovrebbe sentire la responsabilità del proprio fare nei confronti del luogo dove si trova; dovrebbe anche avere la consapevolezza che i primi decenni di un nuovo secolo saranno determinanti per quello che segue.