07/11/13

Giovanni Faccenda presenta la doppia personale di Elisa Zadi e Luca Di Castri





Inaugurazione mostra: venerdì 8 novembre 2013 ore 18 Sala del Basolato - Fiesole
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00
Chiusura mostra: domenica 1 dicembre 2013


Titolo sezione Elisa Zadi: “INTROSPEZIONI: percorsi nella pittura”
Titolo sezione Luca Di Castri: “APPARENZE”


Elisa Zadi e Luca di Castri sono due giovani pittori professionisti che vivono e lavorano a Firenze. Elisa Zadi si laurea con lode presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, Luca Di Castri presso il DAMS di Bologna. Conosciutisi durante l'Edizione 2012 del Premio Cromica, presieduto da Giovanni Faccenda e vinto dalla stessa Zadi, emerge fra i due che un profondo senso di condivisione del fare artistico li accomuna, fino ad arrivare a questa felice ed intensa collaborazione. Gli artisti, infatti, indagano la figurazione pittorica attraverso un'attenta e personale ricerca tecnica e sperimentale, che non può prescindere dal concepire il mestiere dell'arte come indipendente da quello del vivere. L'esposizione vuole quindi mettere in relazione un sentire pittorico raro e condiviso dagli artisti, nonostante la diversità della resa finale delle opere. Elisa Zadi propone figure femminili e oggetti quotidiani sospesi in uno spazio-assenza dai riverberi metafisici; Luca Di Castri invece una serie di opere dove un'atmosfera onirica si fa densa di illuminazioni e di mistero. In questa mostra verrà presentato al pubblico un numero considerevole di opere di recente produzione, nonché due cataloghi monografici editi appositamente per l'occasione. Elisa Zadi e Luca Di Castri saranno presenti, fra gli emergenti, nel Catalogo dell'Arte Moderna (CAM) n°49 edito dalla Mondadori, che uscirà proprio nel periodo dell'esposizione fiesolana.




 Presentazione della mostra con Luca di Castri, Marco Palamidessi, Giovanni Faccenda, Paolo Becattini, Anna Spadolini, Adriano Bimbi, Elisa Zadi.




Servizio mostra di Fabrizio Borghini del 8 Novembre 2013.




Giovanni Faccenda

Nei territori dello spirito


«E tu certo comprendi
il perché delle cose, e vedi il frutto
del mattin, della sera,
del tacito, infinito andar del tempo.»
Giacomo Leopardi, Canto notturno


La pittura di Elisa Zadi racchiude, ermetica, distinte urgenze sentimentali. Nei vari cicli espressivi che ne hanno sin qui contraddistinto l’organico sviluppo, si sono infatti imposte alcune peculiarità evidenti quanto emblematiche: lo scavo introspettivo del soggetto ritratto (quasi sempre lei stessa); l’analisi severa di pose e soprattutto sguardi nei quali la vita ristagna come muffa agli angoli dei muri; la febbrile densità di emozioni cresciute in quei territori oscuri dello spirito dove la gioia pare assente.
In un simile contesto iconografico, al solito è dato di avvertire la ricerca esasperata di una verità che diresti incombente: albeggia allusiva in quei fascinosi trittici nei quali Zadi raggiunge sovente apici considerevoli; si afferma come un’arcana melodia quando la luce allaga un fuori che è, in realtà, sempre un dentro.
Non vi è alcuna concessione alla gradevolezza in questo scandaglio aspro che determina i successivi tratti fisiognomici delle figure tenute a modello. Lo stesso impianto cromatico, nella sua scarna, significativa compiutezza, rivela l’intransigenza di un’autrice del tutto disinteressata all’apparenza, insofferente dinanzi al trucco che nasconde, al cospetto dell’artificio che ingentilisce o abbellisce un volto trasformandolo in un’effigie non vera.
La ricerca di Zadi continua così ad essere pervasa da ardenti sollecitazioni: raffigurando con ossessiva efficacia se stessa, ambisce in realtà a dar conto di ansie, sogni chiusi nell’ultimo cassetto dell’anima e ricorrenti disillusioni di un’umanità non dissimile da quella alla quale aveva guardato con realistico pessimismo Leopardi. Si accorciano improvvisamente le latitudini: gli uomini, nei loro rovelli interiori, si somigliano ovunque. Questo, attraverso la vibrante intensità della propria pittura, finisce per parteciparci Elisa Zadi, sottovoce.

Firenze, ottobre 2013.




 Giampaolo Trotta, Marco Palamidessi, Giovanni Faccenda, Giacomo Cariulo, Elisa Zadi, Giampaolo Talani, Luca di Castri.



Elisa Zadi  
 
Mi sono sempre chiesto come facesse quel suo esile corpo a sostenere il peso dei suoi immensi occhi.
L'ho sempre pensata come un sospiro.
Eccola, ora non c'è più, chissà dove se n' è andata!
Poi torna come se non fosse mai partita.
Ormai sono anni che la conosco; era appena una ragazza ed ora è una donna.
E dire che ne abbiamo fatte di cose insieme!
Tanta strada, dal Mugello a New York, andata e ritorno.
Sempre con lo stesso pensiero in testa , quello di dipingere a dispetto di tutto.
Dipingere come si conviene, col pennello ed i colori.
Dipingere qualcosa, qualcuno che ti sta di fronte, che è lì con te.
Dipingere per il piacere di dipingere, per star soli con se stessi.
Dipingere per dar forma alle cose che ci sono utili e che ci fanno compagnia.
Dipingere, ecco; nient'altro che dipingere, così come guardarsi allo specchio.
Per esserci.
Elisa, lieve come un soffio, appare con tutta la sua inquietudine che quasi la consuma.
Le cose non sempre sono come vorremmo e gli altri sono gli altri.
Sono sicuro dei suoi smarrimenti e delle sue certezze, di tutti i dubbi che la posseggono.
Sono sicuro della sua abilità e della sua determinazione.
Sono sicuro che la pittura le appartenga naturalmente, come lei appartiene alla pittura.
Dipingere la prostra e la esalta, è parte indelebile di lei.
A me non è dato di entrare nel merito del suo lavoro, altri sono preposti a farlo.
Io sono contento di vederla farsi strada da sola tra tutte le sue paure, fiera di sè,
con i suoi grandi occhi spalancati sul mondo.
                                                                                                         Adriano Bimbi



Elisa Zadi intervistata da Fabrizio Borghini.

Elisa Zadi, Fabrizio Borghini, Luca di Castri.




Da anni ormai l’artista indaga il proprio io attraverso dipinti in cui si autoritrae intensamente: il volto è per lei un paesaggio che, nella volontà di conoscersi nel profondo, ha bisogno di un’esplorazione costante, di continue incursioni conoscitive; il corpo è il territorio degli avvenimenti dello spirito, schermo epidermico sul quale si proiettano, mosse da spinte sotterranee, le proprie fisionomie interiori, epifanie di emozioni talvolta crude, che si traducono in visioni potenti, a tratti senza via di scampo, perché manifestano l’ascesa diretta o la tortuosa salita che le pulsioni interiori intraprendono per venire alla luce. La tentazione dello sguardo fa sì che Elisa non si ritragga mai a memoria, ma sempre davanti a due specchi, di cui uno metaforicamente è la tela. Espressione di un'analisi acuta, che sa addentrarsi nei meandri più profondi della sua psiche, la pittura la rende forte, è l'unica conferma della sua esistenza. Mentre dipinge non indaga il proprio volto come alterità temporanea, ma come universo da sondare, scoprire nella propria Verità. Il suo è un dipingersi per toccarsi, per smuovere sentimenti che hanno nel corpo l’epicentro della loro venuta al mondo. Elisa si guarda per essere di rimando vista da se stessa, nell’attesa spasmodica dell’emersione, del riaffioramento sulla pelle e nei nervi di un tumulto, di un riverbero di quella luce che si è bagnata negli stagni profondi della coscienza e che si diffonde nel silenzio, nell'eco di un gesto, di una malinconia indefinita, di un'impercettibile accensione, di uno svuotamento improvviso, di un pensiero inaspettato, di tutte quelle vibrazioni e oscillazioni spontanee che fanno del corpo la vera geografia dell'anima.

Marco Palamidessi


Giovanni Faccenda, Elisa Zadi, Marco Palamidessi, Fabrizio Borghini.




“Elisa Zadi”

Ho conosciuto direttamente Elisa Zadi nel settembre di quest’anno – 2013 – grazie al bravo e serio critico d’arte Marco Palamidessi, che già me n’aveva parlato in alcune occasioni.
In verità, a parte l’aver notato un suo significativo dipinto esposto nella mostra di gruppo “Pinocchio & Friends”, ammirata a Firenze nello stesso mese e splendidamente organizzata a Palazzo Medici-Riccardi dal fotografo Stefano Giraldi, osservandone certe opere che aveva realizzato nel corso della prima metà del Duemila nel corso della mia prima visita nel suo Studio fiorentino, mi sono ricordato di lei, conservando nella mia caotica biblioteca un paio di cataloghi di Collettive cui aveva partecipato nel Mugello.
Tali opere ne riflettevano quella cosiddetta “ricerca” che, del resto, deve o dovrebbe sempre caratterizzare il percorso d’ogni creativo: una parola da unire all’intensità dell’impegno, dato che nel corso della mia vita spesso m’è capitato di assistere, soprattutto per taluni che si considerano ‘arrivati’, a una stanchevole ripetitività che ne ha inaridito il lavoro, privandolo quasi del tutto del contenuto.
Elisa Zadi è aretina del 1979; ha dunque un’età giusta ed ha raggiunto un equilibrio tale da poterne dare un giudizio, dato che i lavori messi in essere in una città internazionale come Firenze (personalmente non dimenticherò figure di gran livello che ho conosciuto e frequentato a partire dagli anni Settanta, tipo Pietro Annigoni, Antonio e Vinicio Berti, Renzo Grazzini, Silvio Loffredo, Amedeo Lanci... per citarne solo alcuni) ne svelano l’attenta partecipazione al proprio tempo.
Nel suo Studio, non ampio ma luminoso, ho subito guardato la libreria composta di testi d’arte, di filosofia e di sociologia, di storia e di poesia scelti con cura: in genere, al di là del dialogo diretto, sempre utile per cercare ci capire a fondo ogni artista, sono proprio i libri che conserva a socchiuderne le stanze dell’“Io”.
I disegni, le incisioni e soprattutto i dipinti di Elisa Zadi dicono in modo esaustivo di una coerenza conquistata, come della serietà professionale.
In lei c’è una chiarezza e una cultura acquisita, come giusta attenzione e rispetto nei confronti di Maestri del passato cui ha attinto, tramite i quali ha gettato solide basi per la prosecuzione del suo impegno lavorativo.
La sua pittura è apparentemente quieta, attenta e non ripetitiva, priva di contraddizioni, tanto che nello scorrere tela su tela, o su tavola, ho avvertito un linguaggio affinato da nuovi accenti, da soluzioni filtrate da contatti culturali cercati con ostinatezza o casualmente trovati nelle piccole e nelle grandi gallerie fiorentine, al Caffè Storico Letterario “Le Giubbe Rosse” per esempio, o altrove.
Ogni tanto, infatti, viaggia sia in Italia che all’estero visitando le massime Collezioni museali.
Tornando al suo dipingere, credo che persino il colore di fondo, o la scelta di particolari supporti telacei che prepara direttamente, indicano il volto su cui si delineano gli orizzonti fisici di un pensiero formulato giorno dopo giorno con costante impegno spiritualmente espressivo.
Elisa Zadi rigetta la superficialità e la fretta.
E’ persona che pensa.
Beh, tralasciando il confronto tra certe sue opere trascorse, tipo “Fonte alla locanda” o “Ponte”, “Polittico dell’altra luce” (altri miei colleghi ne hanno esaurientemente scritto), il suo oggi si sta perentoriamente schiudendo alla luce, divenendo un linguaggio/opera specchio del proprio comportamento.
Non gioca sulle cosiddette “apparenze esteriori”; prova ne sono alcune serie di autoritratti eseguiti non tanto per esaltarsi narcisisticamente, bensì per operare in una concatenazione tale da portare in essere il proprio stato d’animo e, soprattutto, di comunicare, cioè di trasmettere. Di dire, cioè, un proprio pensiero, come quello d’altri.
La riconoscibilità fisica le serve fino a un certo punto, ma ciò che le interessa non è un soliloquio, bensì un’articolazione linguistico/grammaticale tesa al massimo.
Non si può ancora dire dove arriverà Elisa Zadi, ma questo mio sintetico scritto è solo e soltanto un cenno di consenso e di grande attenzione per il suo serio impegno.
Pur sapendo che le parole non sono esaustive per conoscerne a fondo la personalità, noto però che il suo universo poetico si accende d’un che di lirico, soprattutto in certi volti concretati nell’uso luminoso di vellutate scansioni azzurrine e rosacee, perlacee e d’altre cromie: il linguaggio figurale esprime un’intima necessità di dire di sé come “persona viva” che agisce all’interno di una collettività fremente che si muove e s’agita.
Non c’è trasgressione in lei; non s’addentra mai negli oscuri meandri della casualità, cosicché bisogna apprezzarne un’unità linguistica in cui le linee costruiscono ciascun soggetto scelto con attenzione tramite pennellate che agiscono con discrezione e oculatezza.
Si tratta di istanti spesso sussurrati, ma altre volte quasi gridati nell’accumulazione di pennellate biancheggianti che si sposano a scale di grigi e di marroni...
A tenere banco c’è il suo animo di giovane e sensibile donna che ci offre con chiarezza i motivi del suo dedicarsi alla pittura.
Forse può essere una frase fatta, o un concetto obsoleto, ma in un tempo così violentemente contraddittorio e in un inizio del nuovo Millennio in cui vedo sempre meno “pittori/pittori”, e dove la mattina uno s’alza dicendo – senza averne i contenuti/valore – d’essere poeta o scrittore o fotografo e via dicendo..., Elisa Zadi va ammirata dandole spazio e fiducia, visto che ci sono ancora persone che credono all’arte come mezzo di aggregazione e di confronto, di amicizia e di amore.
C’è una poesia, tra le tante che amo, titolata “L’arte” (1).
Penso che si addica a lei e a tutte le persone sensibili:

Arte
sorreggi la solitudine
dell’Uomo
e
traccia comete
nel cammino effimero”.

Non amo le meteore, se non quelle che illuminano di notte i sogni, ma le comete sì.
Nel loro viaggio ciclico questi pezzi di stella appaiono ma non scompaiono, non si sfanno; per me non sono presagi negativi come altri, ma entità che spargono bellezza all’intorno.
Elisa Zadi appartiene a quella cometa che si chiama Arte: sta passandoci davanti e il suo percorso dona brillii.
Stiamole accanto.
Lo merita.

Marina di Pietrasanta, 8 ottobre 2013.

Lodovico Gierut


Giampaolo Talani ed Elisa Zadi.


Comune di Fiesole
Sala del Basolato
Piazza Mino, Fiesole



Patrocini:
Città di Fiesole, Provincia di Firenze, Regione Toscana, Unione di Comuni Fiesole-Vaglia, Fondazione Spadolini, Fondazione Primo Conti , Notepress comunicazione, Caffè Letterario Giubbe Rosse, Associazione Artefice.



Info:
Comune di Fiesole - Piazza Mino, 26
Ufficio Stampa e Comunicazione: Giulia Coli
Email: coli.giulia@comune.fiesole.fi.it
Tel. 055.5961262055.5961262
Mobile 339.5069593339.5069593
www.comune.fiesole.fi.it

Catalogo della mostra edito da Ubi Maior, progetto grafico di Giacomo Cariulo.










 

16/10/13

ELISA ZADI e L'AMORE PER LA TELA di Sara Missorini







Come spesso amiamo fare noi di Esserciweb, anche questa settimana siamo andati alla ricerca di una personalità promettente, scovandola nel mondo dell’arte. Si tratta della giovanissima pittrice Elisa Zadi, un talento dell’arte o per meglio dirla in maniera poetica “astro nascente e già luminosissimo sull’orizzonte dell’arte italiana contemporanea”, come la definisce Marco Palamidessi, il giovane critico d’arte lucchese al quale va l’onore di averla portata sotto i riflettori. Quel che si nota dai suoi dipinti è una ripetizione del soggetto che potrebbe sembrare – in apparenza – ossessione. In realtà, dietro vi si nasconde una necessità profonda che usa l’arte per “cercare se stessa, per capirsi, per conoscersi, per perdersi nel riflesso di uno sguardo o ritrovarsi nell’intensità di un’emozione scandita dal ripetersi rituale del vissuto quotidiano. Per indagarsi nella luce come nell’ombra, nel mistero della sua psiche”, come osserva ancora lo stesso Palamidessi. La Zadi spiazza anche per la sua sconvolgente umiltà e umanità che immediatamente traspare fin dalle prime chiacchiere…


 Non dipingo sulla tela ma con la tela.  Elisa Zadi



Quando ti sei accorta che la pittura sarebbe diventata il tuo mestiere?

Quando non potevo più farne a meno.

Quali sono stati i tuoi maestri?
Ce ne sono stati e ce ne sono tanti, di storicizzati e di contemporanei; è normale per me confrontarmi continuamente con tutto quello che stimola la mia immaginazione, con la bellezza delle cose, che cerco ovunque. Per Maestri non intendo solo pittori e scultori, ma anche poeti, letterati, fotografi, registi, sono loro che accompagnano costantemente la mia ricerca e sono un forte stimolo intellettuale. Non guardo ai Maestri nel senso di cercare in loro una mimesi iconografica, ma più che altro cerco un coinvolgimento emotivo; è la sensazione che certe opere suscitano in me a muovere una reazione creativa. Difficile spiegare come ad esempio le fotografie di K. Blossfeldt sulle piante ispirino l’aria di alcune mie figure femminili, probabilmente è l’intento comune di analizzare sin nei particolari le cose per carpirne l’essenza, è quella statuaria intenzione di congelare ed elevare il soggetto preso come protagonista. Tengo a dire che questi stimoli non sono dati solo dai Maestri ma possono essere anche le semplici cose che avvengono per strada, i dialoghi con le persone, le cose che accadono nella quotidianità, ogni cosa può rivelarsi motivo di riflessione e confronto da portare nelle mie opere.

 Molte delle tue opere ritraggono volti che hanno alla base il tuo. Questa scelta è un cercare te stessa?
Sicuramente c’è una proiezione da parte mia nelle cose che osservo prima di dipingerle. Più che altro ho bisogno di fare questo per capire quello che ho davanti, per interiorizzarle; questo percorso di introiezione ha sicuramente dei lasciti e nel momento in cui restituisco quello che ho osservato come forma pittorica, ci sono delle tracce di me che rimangono. Quando dipingo un volto, se non ho dei riferimenti ben precisi, come una persona da ritrarre o dei modelli che posano, le figure prendono le mie fattezze, la mia fisionomia, semplicemente perché il mio è il volto che più di ogni altro vedo e conosco e alla fine, le mie sembianze vengono prese dal soggetto del quadro che vado dipingendo. Periodicamente invece, ho bisogno di mettermi allo specchio, cercando la mia somiglianza che non è mai soltanto quella esteriore: ho bisogno di vedere cosa ho dentro per cercare di tirar fuori quello stato emotivo attraverso la pratica pittorica. Questo procedimento diventa per me un vero e proprio rituale che pratico sin dall’inizio del mio percorso; è così che ho cominciato, partendo semplicemente da quello che avevo, me stessa. Ogni mio autoritratto è rivolto a portare alla luce lo stato d'animo di un preciso momento. La fisicità corporea è solo il contenitore del contenuto. Io cerco di vedere dentro la forma e attraverso la forma lasciarmi suggerire delle pulsioni che da fuori mi portano all’interno del sensibile, nel viaggio che vado facendo chiamato Pittura. Non si può prescindere dalla fisicità delle cose! Così come non si può escludere il mistero e l'invisibile che c'è dentro ogni forma, del limite dell’inafferrabilità e della mutevolezza, motivo di ricerca del mestiere-pittura, per questo continuo e instancabile, come i miei ritratti-autoritratti.

Quanto del nostro stato d’animo può essere ritratto in un dipinto?
Può essere rappresentato tanto e allo stesso tempo mai abbastanza; ad esempio in un ritratto dal vero dipende da quanto il pittore e il modello sono disposti a lasciare che l’uno entri dentro l’altro, nell’intimità del sentire intendo. Attraverso la faccia noi vediamo tutto quello che c'è da vedere di una persona - la patognomica insegna molto a riguardo - tuttavia non sempre è facile essere il tramite di questo sentire. Un'opera diventa tale quando chi la esegue ha la capacità di annientarsi in quello che sente e, in questo caso, il ritrattato deve fare lo stesso. In qualche modo dobbiamo essere in due a volere la stessa cosa, come quando si fa l’amore. Quando è così la cosa può funzionare, e ci si può avvicinare molto a tradurre il sentire di quel momento attraverso le forme per creare un ritratto.

Che cosa puoi dirci di Ascendenze, la mostra che esporrai fino al 15 ottobre presso la Galleria Nespolo – Studio D’Arte 102 di Alessandria?
Come ogni mostra personale, questa esposizione porta con sé l’importanza di focalizzare un preciso periodo del mio lavoro. La mostra vuole riflettere sulla situazione dell’attesa, vista come momento metafisico di un Qualcosa che sta per succedere. Questo Qualcosa è la riflessione, la proiezione, il divenire della crescita nella creazione artistica. Per questo ringrazio la famiglia Nespolo che mi ha dato l’opportunità di questa riflessione, oltre che l’onore di allestire alcune mie recenti opere nella sala accanto alla permanente di Ugo Nespolo.

La Toscana è la tua terra. Una terra incantevole. Ti ha mai ispirato in qualche modo nei tuoi lavori o ti è mai stata di aiuto? O piuttosto di ostacolo?
La natura mi ispira continuamente, ne raccolgo e ne registro le sensazioni che poi traduco nelle mie opere anche se poi non eseguo direttamente una pittura di paesaggio ma riporto queste emozioni in altre forme. A volte ho fatto anche delle esperienze dirette sul paesaggio, dove mi sono recata con la mia auto-atelier in varie zone dell'aretino, del senese e soprattutto del Mugello per eseguire studi dal vero. Trovo che i colori del paesaggio circostante, in cui sono nata e dove vivo, condizionino fortemente i colori che uso per dipingere e penso che questo sia normale, una sorta di patrimonio genetico, le mie radici. In modo particolare la mia gamma cromatica è da sempre ricca di variazioni sulle terre. La stessa terra che spesso raccolgo nelle zone che visito e poi tratto per trasformarla in pigmento per i miei colori. Mi sento fortemente legata alla terra, stabile, forte, madre e donna ed è infatti con essa che plasmo le figure femminili dei miei quadri.

Quali progetti all'orizzonte?
Attualmente sto lavorando alla prossima mostra “INTROSPEZIONI: percorsi nella pittura” che inaugurerà l’8 novembre prossimo nella Sala del Basolato in piazza Mino a Fiesole. In questa occasione proporrò un numero considerevole di opere di recente produzione; le figure femminili e gli oggetti quotidiani si alterneranno sospesi in uno spazio-assenza dai riverberi metafisici. Nell’occasione della mostra fiesolana verrà presentato un mio catalogo monografico e, sempre a novembre, sarò presente, fra gli emergenti, nel Catalogo dell'Arte Moderna (CAM) n°49 edito dalla Mondadori.


Le foto di Elisa Zadi sono state scattate da Marco Palamidessi.

07/10/13


           
A R T E   a   C A S T E L L O
la Grande Ricchezza
Giulia Magagnini - il Sogno_WEB2[5]













Giunta alla sua settima edizione, la rassegna Arte a Castello si sposta dalle Marche in Emilia Romagna, ospite della Delizia Estense del Verginese, antica dimora della famiglia d'Este e Patrimonio dell'UNESCO.
Al suo interno una selezione di fotografia, pittura e scultura selezionate dal Premio Nazionale di Arte Contemporanea 'Basilio Cascella', giunto alla LVIII edizione. Alla selezione si aggiungono diversi altri artisti facenti parte delle scorse edizioni della rassegna 'Arte a Castello' e altri invitati appositamente.
L'evento partecipa alla 9^ Giornata del Contemporaneo indetta dall'AMACI, ed è concomitante con il Festival di Internazionale che ogni anno si tiene nella città di Ferrara.
Tema di questa edizione, e degli ultimi 3 anni del Premio Cascella, è l'economia e il ruolo che l'arte può avere in essa, sia concretamente che ideologicamente. Il finissage di domenica 27 ottobre, presso la Vinaia della Delizia Estense, si terrà l'incontro/conferenza 'Arte / Cultura / Economia' in cui si discuterà di questi argomenti. Interverranno diverse realtà in ambito culturale, artistico ed economico che dibatteranno su tale argomento.


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L'artista è sottoposto ad un tema ampio, difficile, delicato. Ma chi più idoneo dell'artista a svilupparne i moti, e i modi, in cui la lira e l'ira hanno toccato e continuano a toccare, modificandone, il sistema e l'economia?
Quando la lira era in corso era in corso anche l'ira. Come se fossero, o forse lo sono, due facce della stessa medaglia, come se il denaro avesse, nella sua circolarità, un lato oscuro, e iracondo.
L'Europa ha optato per una moneta unica che circolasse oltre le frontiere nazionali e fosse sempre la stessa, ad unire ogni Stato, una cosa in comune, libera di oltrepassare le frontiere e mai cambiarsi: l'ira, insita nell'animo umano così come nella vecchia lira italiana, ha continuato con l'Euro a suonare la sua musica e sempre più forte.
Cosa può fare un artista per scollare, scindere le due parti?
Ascolta. Vede. Tocca. Annusa. Assapora. E con il sesto suo senso immagina un altro modo. Un altro mondo possibile. E lo rende possibile. Lo comincia. Senza posa. Senza riposo. L'artista non è Dio. Ma, in questo paradiso che è il mondo, ed è fatto a scale, chi le scende e chi le sale, scale musicali e scale di Escher, c'è una moneta fuori corso che ancora rimbomba forte i suoi colpi, come chi è sepolto vivo, ad ogni battito dice che l'Euro è un impostore, che le frontiere esistono eccome, e che le banconote non sono un collante e mai potranno unire, semmai dividere. E prende piede l'ira così. La consapevolezza di essere incollati a delle banconote. Se da un lato c'è il potere, con tutte le sue conseguenze per raggiungerlo, e l'impotenza e l'ira, la rabbia, dall'altro lato c'è un ritratto ed è il ritratto di ognuno, come se si venisse qui, in questo paradiso di scale, ad avere e ad avere moneta sonante, a spenderla, mentre è la vita che si spende e se ne va, infine: e vita non è, rimane una musica, oltre i confini e oltre gli stati, e circola, come una banconota soffiata dal vento, leggera, e libera davvero”.
Terry May
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Vernissage: 5 ottobre 2013Finissage: 27 ottobre 2013
Spazio Espositivo: Delizia Estense del Verginese, via verginese, 56 – 44015 – Portomaggiore (FE)+39 335 236673 verginese@atlantide.net - www.atlantide.net
Genere: collettiva di fotografia e pittura.
Orari: sabato e domenica dalle 10.00 alle12.30 e dalle 15.00 alle 19.00.Orario del vernissage: ore 17.30Orario del finissage: ore 17.00
Ingresso gratuito.
Patrocini: Cooperativa Atlantide, UNESCO, Comune di Portomaggiore, Collettivo TM15, il Faro Verde, Premio Nazionale di Arte Contemporanea 'B.Cascella', Premio Nazionale di Arte Contemporanea 'P. Occhi', Terry May Home Gallery, Galleria del Carbone, progetto polis_artika, Premio Centro, Mu.Di.Rc, Modus Vivendi, Collettivo VV, Modus Vivendi, Premio Centro, Albaretto Arte, Premio Castelbellino Arte.

Curatori: Alessandro Passerini, Massimo Volponi.

Artisti: Andrea Amaducci, Matteo Arfanotti, Matteo Basilé, Alessandro Brunelli, Fabiana Belmonte, Paolo Berti, Mauro Campora, Alessandra Carloni, Federica Costa, Antonio De Blasi, Giorgio Distefano, Mirko Dadich, Delfina De Pietro, Alessandro Falco, Tea Falco, Pino Ferrucci, Lorenzo Fontanesi, Pasquale Grilli, Vladimiro Lilla, Giulia Magagnini, Vittorio Manciagli, Marco Manzoni, Mario Mariano, Terry May, Lamberto Melina, Marella Montemurro, Luigi Mosca, Alessandro Passerini, Emilio Patrizio, Marco Pellizzola, Giulia Pesarin, Laura Ragazzi, Marianna Santoni, Simone Sapienza, Monica Seksich, Gabriella Siciliano, Symbolon, Giulio Tassinari, Stefano Tommasi, Gianni Triggiani, Giovanni Oscar Urso, Michele Valieri, Massimo Volponi, Paolo Volta, Collettivo VV, Mr Wany, Fabio Weik, Luca Zarattini, Elisa Zadi.



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