18/08/21

STANZE ToscanaLab - Elisa Zadi -

 

Toscanalab arte e arteterapia insieme ad Art Therapy Italiana Toscana e Umbria 

 presentano un invito a creare, a dare corpo, forma e voce al momento particolare che stiamo vivendo. Da qui nasce il progetto  

STANZE

 


“Tutti perdiamo continuamente cose importanti. Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa ha una piccola stanza dove può conservare queste cose in forma di ricordi.”  

Haruki Murakami 


Durante i nostri incontri attraverso lo schermo, da un anno a questa parte, abbiamo condiviso la difficoltà fisica di rimanere chiusi all’altro per vivere incastonate nello spazio di una stanza. Abbiamo vissuto e viviamo tuttora il conforto della parete che fa da sfondo e da orizzonte, quello spazio prezioso per ritrovarsi e costruire un nuovo slancio e anche la sensazione di soffocamento della porta chiusa, del silenzio, del timore, dell’ansia. Come arteterapeute ci siamo interrogate sul bisogno di creare presenza, sulla necessità di ognuno di esporsi ed esporre che non è solo rendersi visibili e individuarsi attraverso l’arte, ma anche e soprattutto parteciparecon la propria forma, sfumatura, con il proprio segno alla vita di un processo collettivo, che rappresenti la voce possibile e quella soffocata, in un unico canto. Abbiamo immaginato, dapprima, uno spazio concreto, in presenza, una mostra visitabile su appuntamento, unito a uno spazio virtuale con interviste o piccoli racconti per lasciar parlare ciò che sta dietro la porta e nessuno vede, lo spazio dedicato ai racconto del processo creativo “in cattività”. 

Ma ci siamo rese conto che la situazione non consente di andare in questa direzione e ha preso corpo la consapevolezza che tanto la mostra quanto i racconti sul processo devono essere virtuali in attesa di ritrovarci insieme in presenza con opere e creatori appena sarà possibile.  Abbiamo dato un nome al progetto STANZE e abbiamo giocato a evocarne alcune per renderci conto che ciascuno di noi ne ha avvicinate e create molte, le ha abitate, amate, patite, rifiutate, costruite, immaginate, cercando anche di spingere il pensiero a situazioni che non erano state vissute di persona. Desideriamo esplorare lo spazio tempo che ciascuno di noi si è trovato e ancora si trova ad abitare quando il contatto, la presenza, la vicinanza non sono possibili. Abbiamo immaginato questo spazio tempo come sempre nel gioco possibile tra dentro e fuori, concreto e simbolico, metaforico.


Le opere si apriranno su una FINESTRA VIRTUALE, inizialmente, perchè al momento è il modo più veloce per permettere a tutti di partecipare ad una mostra. In seguito speriamo di poterla allestire in presenza, nelle stanze di Toscanalab a Firenze, e renderla visibile su prenotazione, in tutta sicurezza, a chi lo desidera.

 

STANZE

ELISA ZADI 

Mondi Possibili (I parte) 


 

Durante il primo lockdown era marzo, inizio primavera. La primavera è una benedizione per chi vive in campagna e lo scorso anno è stata bellissima, generosa e mite. Per me è stato come se la Natura volesse rivendicare la sua Bellezza, non abbastanza considerata, non abbastanza rispettata. La Natura nel bene o nel male ha il potere di ridimensionare il ruolo che l'uomo si è dato autoeleggendosi a padrone del mondo.

Ed è così che ho iniziato a riflettere e lavorare su quelle che poi sono diventate le opere di una serie che sto ancora portando avanti che ho chiamato "Mondi Possibili".

 



Mondi possibili da Treccani

La nozione di mondi possibili si fa risalire storicamente a Gottfried Wilhelm Leibniz, che intendeva i mondi possibili come idee nella mente di Dio. Nella metafisica di Leibniz il mondo attuale è uno dei molteplici mondi possibili e, dal punto di vista di Dio, il migliore dei mondi possibili. Nel 1947 Rudolf Carnap riprendeva questa nozione per associare una semantica al più forte dei sistemi modali allora conosciuti (il sistema S5). In tal modo si preparava il terreno alla svolta tecnica e concettuale che negli anni Cinquanta del secolo scorso sarebbe stata introdotta dalla cosiddetta semantica relazionale, nota anche come semantica di Kripke o semantica a mondi possibili. In questa teoria la necessità di una proposizione p coincide con la verità di p in tutti i mondi che sono possibili relativamente a un mondo dato. Le diverse proprietà della relazione tra mondi – detta relazione di accessibilità – sono rispecchiate dalle differenze sintattiche tra i sistemi modali: possono essere proprietà come la riflessività, la transitività ecc., corrispondenti ad assiomi propri dei vari sistemi di modalità logiche, ma possono anche essere tali, per es., da ammettere un ordinamento interno di somiglianza, come si richiede nella logica dei condizionali controfattuali. In termini di relazioni fra mondi si possono identificare classi specifiche di mondi possibili, come quella dei mondi fisicamente possibili (in cui valgono le leggi fisiche) o dei mondi deonticamente perfetti (in cui viene applicato un dato codice morale). L’impiego della nozione di mondi possibili è diventato sistematico nella filosofia analitica più recente, come si evince dalle discussioni sul problema mente-corpo o sul concetto di sopravvenienza (supervenience). Si può dire, per es., che se le proprietà psicologiche sono globalmente sopravvenienti su quelle fisiche, allora due mondi possibili che sono indistinguibili per le proprietà fisiche lo sono pure per le proprietà psicologiche. Del resto la stessa discussione sullo status ontologico dei mondi possibili è diventato patrimonio della filosofia contemporanea, avendo fatto emergere le divergenze tra concettualisti come Saul Kripke (mondi possibili come costrutti mentali), nominalisti come Bas van Fraassen (mondi possibili come insiemi di enunciati consistenti), e realisti come David K. Lewis (mondi possibili come enti reali popolati da ‘controparti’ di enti presenti in un mondo dato). Una quarta corrente è quella degli attualisti come William Lycan e Alvin Plantinga, che oppongono al realismo modale l’idea secondo cui i mondi possibili sono costrutti derivati dall’unico mondo dotato di realtà, che è il mondo attuale. 

 

La serie di opere nominate "Mondi Possibili" trova un proseguo confrontandosi con diverse tematiche come il femminicidio o il disagio della corporeità femminile che vedono sempre il ruolo di esse alla ricerca di una qualche relazione perduta, immaginata o desiderata con la Natura che a volte incombe su di esse altre invece si manifesta come salvifica. Le figure femminili si manifestano così in una realtà metafisica e si materializzano in atteggiamenti ambigui e melanconici in cui a volte mostrano ed altre nascondono il proprio corpo o il proprio volto nella complicità della tela che funge da sfondo spaziale e coloristico diventando talvolta muto e silente, ma mai vuoto, semmai sgombero, libero.

 


 

La ricerca artistica di Elisa Zadi esplora diverse discipline fra cui la pittura, l’installazione e la performance. Queste vengono spesso unite al fine di generare opere interattive o che si completano con la partecipazione dello spettatore. Il suo percorso si sviluppa indagando principalmente l’essere umano sia in senso introspettivo che antropologico e simbolico-rituale.

Elisa Zadi esordisce nel 2005 con una serie di autoritratti che si riveleranno indagine introspettiva a lei necessaria e che permarrà come uno dei temi centrali della sua ricerca. Dal 2008 il suo interesse si concentra sulla figura umana, soprattutto femminile, indagata con una cruda e introspettiva frontalità: questo origina dei lavori pittorici che si esprimono in polittici; i soggetti si compongono in una narrazione ritmata e concettuale, che si intensifica nel 2013/14 con delle serie pittorico-installative di grande formato, che ricostruiscono attraverso la frammentarietà della tela uno spaccato di esistenzialità quotidiana.

 

“Poche cose contano, non il nulla
ma quanto basta. L’essenziale”

 

Dal 2015 la figura umana diventa simulacro della sua essenza attraverso opere-vestiti che rivelano una continua ricerca di materie e materiali, in cui il margine della pittura estende i propri confini abbracciando varie discipline dando vita a installazioni interattive e performative.

Fra le principali partecipazioni si ricorda Cara Enfanta presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, Bau-tredici presso GAMC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio, Vitamine- tavolette energetiche presso il MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto e Museo Novecento di Firenze, Looking for Monnalisa presso Castello Visconteo e Palazzo Broletto di Pavia; fra i numerosi Premi si ricorda la selezione Premio Combat e Premio Cairo Arte nel 2015, la Residenza Terra Madre, Il Premio Limen 2014 e il Premio Casorati nel 2008.

Elisa Zadi è nata ad Arezzo. Nel 1996 si diploma come Maestro d’Arte e nel 1998 ottiene con il massimo dei voti la Maturità d’Arte Applicata in Moda e Costume Teatrale presso l’Istituto Statale d’Arte Piero della Francesca di Arezzo. Nel 2007 si diploma con lode in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze; dal 2007 al 2009 lavora nella stessa cattedra come “Assistente Tecnico di Laboratorio”. Nel 2009 si abilita all’insegnamento delle Discipline Pittoriche tenendo attualmente la cattedra presso il Liceo Artistico Porta Romana di Firenze. Nel 2010 ottiene con lode il Master di II° livello in “Architettura, Arti Sacre e Liturgia” presso l’Università Europea di Roma. Dal 2013 viene segnalata fra gli artisti emergenti nel Catalogo dell’Arte Moderna edito da Mondadori. Dal 2018 collabora con l’Università UEL di Firenze. Attualmente vive e lavora a Firenze.

 

Prossimamente su www.zadielisa.it 

segui anche #mondipossibili https://www.instagram.com/zadielisa/

 

 

 

23/07/21

Elisa Zadi per SheetArt




 

Il progetto SheetArt - arte in tasca, nasce sotto l’attenta e scrupolosa direzione artistica di Fabio De Poli. La casa editrice si muove alla ricerca di artisti affermati che accettino di mettersi in gioco partecipando ad un progetto “rivoluzionario” e di nuovi talenti a cui viene offerta l’occasione di mettere in mostra le loro potenzialità. Nel 2021 il progetto SheetArt decide di stampare nuovi taccuini d'artista ed è l'opera di Elisa Zadi ad essere pubblicata.

Elisa Zadi, nota artista toscana, propone una serie grafica di opere che ben si prestano alla stampa in bianco e nero. La scelta concettuale della Zadi porta avanti il tema della natura in relazione agli animali estinti con l'intento di sensibilizzare il pubblico su questo tema e al tempo stesso sdrammatizzare con una grafica pregnante ed accattivante. 

Questo progetto grafico vede il suo natale già nell'opera "Extinct Animals Fantasy" installazione pittorica adesso appartenente alla collezione Carlo Palli che vanta la segnalazione dei finalisti al Premio Arte 2015. 

 

 

 


 

 

Da oggi puoi trovare il disegno-opera “Ectinct Animals Fantasy 1” di Elisa Zadi riprodotto nella copertina degli omonimi SheetArt in vari formati. Che aspetti? Prenota il tuo SheetArt! 

 


 

 Il disegno che nasce dall'opera


Elisa Zadi ci spiega che "Extinct Animals Fantasy" è un’opera composta da un trittico di tre maglie cucite in tela grezza di cotone e applicate su un supporto di legno, che le incornicia come in una teca. Sul davanti delle maglie sono dipinte tre diverse fantasie; la scelta concettuale e grafica è quella di contrapporre dei fiori coloratissimi a dei teschi (fra loro compatibili per area geografica) appartenenti a specie estinte di animali. I nomi delle specie scomparse sono stati appositamente scritti sul collo delle maglie, come a determinare il nome di un modello nella progettazione di moda, accompagnato, invece che dalle classiche taglie S-M-L, dalla scritta EX, terminologia usata in zoologia per indicare che una data specie è estinta. “Panthera Tigris Sundaica”, “Homo Sapiens Idaltu”, “Diceros Bicornis Longipes” sono stati scelti da differenti continenti per essere i protagonisti di quest’opera che, nel contrasto provocatorio e giocoso insieme, li riporta alla memoria in una versione indossabile, tributo contemporaneo per la società attuale.
La scelta concettuale e grafica è quella di contrapporre dei fiori coloratissimi a dei teschi (fra loro compatibili per area geografica) appartenenti a specie estinte di animali. I nomi delle specie scomparse sono indicati dalla scritta EX, terminologia usata in zoologia per indicare che una data specie è estinta. “Panthera Tigris Sundaica”, “Homo Sapiens Idaltu”, “Diceros Bicornis Longipes” sono stati scelti da differenti continenti per essere i protagonisti di questi disegni-opera che, nel contesto provocatorio e giocoso, si manifestano come un tributo contemporaneo della società attuale.

https://www.zadielisa.it/wp-content/uploads/2021/02/Extinct-Animals-Fantasy-scaled.jpg
Extinct Animals Fantasy


 Maggiori informazioni sull'opera: https://www.zadielisa.it/pittura/exinct-animals-fantasy/




La ricerca artistica di Elisa Zadi esplora diverse discipline fra cui la pittura, l'installazione e la performance. Queste vengono spesso unite al fine di generare opere interattive o che si completano con la partecipazione dello spettatore. Il suo percorso si sviluppa indagando principalmente l'essere umano sia in senso introspettivo che antropologico e simbolico-rituale.

Elisa Zadi esordisce nel 2005 con una serie di autoritratti che si riveleranno indagine introspettiva a lei necessaria e che permarrà come uno dei temi centrali della sua ricerca. Dal 2008 il suo interesse si concentra sulla figura umana, soprattutto femminile, indagata con una cruda e introspettiva frontalità: questo origina dei lavori pittorici che si esprimono in polittici; i soggetti si compongono in una narrazione ritmata e concettuale, che si intensifica nel 2013/14 con delle serie pittorico-installative di grande formato, che ricostruiscono attraverso la frammentarietà della tela uno spaccato di esistenzialità quotidiana. Dal 2015 la figura umana diventa simulacro della sua essenza attraverso opere-vestiti che rivelano una continua ricerca di materie e materiali, in cui il margine della pittura estende i propri confini abbracciando varie discipline dando vita a installazioni interattive e performative.

Fra le principali partecipazioni si ricorda Cara Enfanta presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, Bau-tredici presso GAMC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio, Vitamine- tavolette energetiche presso il MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto e Museo Novecento di Firenze, Looking for Monnalisa presso Castello Visconteo e Palazzo Broletto di Pavia; fra i numerosi Premi si ricorda la selezione Premio Combat e Premio Cairo Arte nel 2015, la Residenza Terra Madre, Il Premio Limen 2014 e il Premio Casorati nel 2008.

Elisa Zadi è nata ad Arezzo. Nel 1996 si diploma come Maestro d’Arte e nel 1998 ottiene con il massimo dei voti la Maturità d’Arte Applicata in Moda e Costume Teatrale presso l’Istituto Statale d’Arte Piero della Francesca di Arezzo. Nel 2007 si diploma con lode in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze; dal 2007 al 2009 lavora nella stessa cattedra come “Assistente Tecnico di Laboratorio”. Nel 2009 si abilita all’insegnamento delle Discipline Pittoriche tenendo attualmente la cattedra presso il Liceo Artistico Porta Romana di Firenze. Nel 2010 ottiene con lode il Master di II° livello in “Architettura, Arti Sacre e Liturgia” presso l’Università Europea di Roma. Dal 2013 viene segnalata fra gli artisti emergenti nel Catalogo dell’Arte Moderna edito da Mondadori. Dal 2018 collabora con l’Università UEL di Firenze. Attualmente vive e lavora a Firenze.

 

http://www.zadielisa.it 

 https://www.sheetart.eu/2020/02/05/elisa-zadi/ 

 

 




La Nazione di Arezzo, 21 Aprile 2021






21/07/21

L' Albero Sacro

 ELISA ZADI

L'Albero Sacro

(o delle vittime sul lavoro)

 

 


Per realizzare questa opera Elisa Zadi si avvale della simbologia dell' Albero Sacro, Albero del Bene e del Male o Albero degli Antenati.
In vari periodi storici sono numerosi gli esempi e le culture che hanno utilizzato l'iconografia dell'albero, soprattutto in ambito religioso. Scegliendo questo tema Elisa pone subito un forte contrasto fra l'Albero Sacro, inalienabile immagine simbolica, e il dramma delle morti sul lavoro nominate "morti bianche". E' come se la Zadi con la sua opera volesse restituire dignità a tutte queste morti di innocenti, riscattandole simbolicamente con questa sua opera e innalzandole ad un'immagine che le fissa nella sacralità iconica dell'Albero.
 
 
 
 
La Zadi ci propone la sagoma pregnante di una quercia che al posto delle foglie presenta messaggi scritti (carigli) su cui sono riportate alcune vicende o in cui sono rappresentati su stampa monotipo, nomi, volti, immagini, fiori e foglie... Il suo Albero si popola di presenze ancestrali che vogliono sfidare il tempo con rivelazioni iconiche e ricordarci, non solo alcune persone in maniera nominale, ma che ognuno di noi è potenzialmente una vittima, poichè il sistema stesso si presenta come fallimentare. Infatti le statistiche delle vittime sul lavoro sono angoscianti e continue nel tempo, tanto che non sembra nemmeno appropriato chiamarle "morti bianche" in quanto di innocente non hanno niente e che invece la violenza e il dramma è quello che purtroppo le accompagna, sempre. 
La stessa Zadi dice: "Era per me impossibile rappresentare tutte le persone che hanno perso la vita sul lavoro, anche solo nell'ultimo anno... Per questo ho deciso di rendere omaggio simbolicamente a tutti con un'opera che potesse coinvolgere le varie tipicità e le consacrasse suggellandole nell'iconografia dell'Albero Sacro".
 
 
 
 
 
Per realizzare questa opera l'artista confessa una grande difficoltà dovuta da un disagio morale che ha allungato notevolmente i tempi di esecuzione del lavoro. La Zadi sceglie volutamente una tecnica che si avvicina all'artigianato perchè vuole dedicarsi quanto più possibile ad un lavoro metodico e manuale (in questo caso il cucito),  che nel suo ripetersi meccanico possa ricordare il lavoro a catena di montaggio, ma anche un rituale, che giorno dopo giorno si costruisce con pazienza nell'idea e tessa pian piano nel consolidamento dell'opera
In tutti questi punti cuciti Zadi vuole idealmente ricordare ogni vittima, ogni punto che buca la tela diventa simbolo di una ferita sul corpo e il lavoro si costruisce, con accuratezza spietata, con lungo ritmo che si ripete nell'esecuzione. La gamma cromatica si riduce ai bianchi, neri e neutri dei bejge e ocra con l'intento di far risaltare l'essenza del disegno e del senso di dramma che si vuole comunicare.