23/11/16

Blu Guado a Prato

BLU GUADO
alla Biblioteca Lazzerini di Prato




Giovedì 1 dicembre 2016 alle ore 21:00 presso la Biblioteca Lazzerini di Prato (Sala Campolmi) avrà luogo la performance interattiva di Elisa Zadi intitolata "Blu Guado".
L'opera si presenta come una grande installazione dedicata a "La Madonna del parto" di Piero della Francesca, un rituale performativo ispirato al culto del femminino: l'evento è inserito all'interno della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e di 1522 Scarpe rosse - Rosso di Donna, promosso dall'Associazione Multimedia91 di Pontassieve e da AParte Associazione Pecci Arte di Prato.

Maggiori info su 


L'avventura per la creazione di quella che significativamente è intitolata “Blu Guado”, opera installativo-performativa appartenente a un genere che sta sempre più interessando e coinvolgendo Elisa Zadi nel suo percorso artistico, nasce dallo storico e suggestivo fatto che Piero della Francesca apparteneva ad una famiglia di tintori di stoffe: è verosimile che il maestro rinascimentale abbia utilizzato gli stessi pigmenti per la preparazione di alcuni colori per la pittura. All’epoca l’azzurro era ricavato dalla pianta di guado, molto preziosa per l’attenta lavorazione che necessitava, e che ancora oggi si mantiene come rarità per pochi appassionati. La particolarità della tintura al guado, rispetto alle altre piante, è che la colorazione del tessuto non avviene durante la bollitura ma gradualmente e rapidamente con la sua stesura all’aria: questa metamorfosi affascinante è stata per l'artista una scoperta magica, simbolica tanto da desiderare di condividerla con un pubblico. Il modello dell'abito appositamente creato per “Blu Guado”, tratto dal celebre affresco di Monterchi, è stato riadattato alle effettive proporzioni fisiche dell'artista, che ha preso di riferimento il proprio corpo anche per la realizzazione del manichino, mediante calco diretto in gesso, con un deciso e motivato senso d'immedesimazione. Tra l'altro, l’azzurro prodotto dal pigmento blu guado, scelto per la colorazione dell’abito-scultura, corrisponde proprio alla tonalità dell’abito della Madonna di Piero, qui interpretato tridimensionalmente e installato sull'appositomanichino. “Blu Guado” si compone di tre elementi: una grande tenda (che riprende un altro elemento fondamentale nell'iconografia pierfrancescana), l'abito-scultura contenuto in essa  (dipinto e cucito riprendendo fedelmente il modello dell’affresco) e una tinozza per l'antica tecnica della tintura al guado. La performance inizia con il bagno di colore di una grande pezza: l'artista si posizionerà in ginocchio di fronte al pubblico, immergendo semi e pigmento di guado e iniziando a pronunciare frasi significative. Una volta fatto riemergere dall’acqua, il tessuto viene immediatamente appeso a un filo posto davanti alla tenda. Mentre il naturale miracolo dell’ossidazione inizia a far prendere la definitiva colorazione al tessuto, l'artista, collocatasi dietro di esso, con delle grandi forbici divide a metà la pezza, e dopo averne fissato le estremità apre anche la tenda, in modo da creare due simboliche aperture consecutive. Un susseguirsi di nuove gestualità e frasi dal sapore rituale inviteranno gli spettatori a compiere il passaggio e a entrare nella tenda. I partecipanti passeranno uno alla volta nella tenda e troveranno, al centro di essa, l’abito-scultura illuminato dal suo interno. Un taglio fisico e simbolico, anticipato dalla stoffa tagliata in precedenza, si riverbera nuovamente nell’abito diviso e aperto verticalmente all'altezza del ventre. A questo punto ogni spettatore coglierà dalla “luce” di questo ventre “i semi” (di guado o di calicantus) custoditi al suo interno, li prenderà e li porterà con sé fuori dalla tenda, diventando così responsabile della nascita di future piante. Così scrive nella presentazione Marco Palamidessi:“Nel rendere omaggio al genio di Piero della Francesca, la nuova opera di Elisa Zadi, rappresentando in sé un inno alla fertilità nel senso più aulico e ampio, che va dalla procreazione alla genesi artistica, celebra un tema di fondamentale importanza, quello cioè dell'atto supremo, il gesto dei gesti che è appunto il nascere, il generare, il creare in tutti i suoi modi possibili, ma soprattutto artisticamente, cioè con la mente e con le mani. Vengono al mondo l'uomo, l'idea, il concetto universale, le opere i sentimenti e le cose. Gli artisti, quelli veri intendo, per mezzo della loro espressione, riescono a rinnovare ogni giorno la Creazione, sanno far sentire vivo un mondo, il nostro, che non è stato fatto in un solo istante, ma ogni volta che vi è sopraggiunto un artista degno di questo nome. Un'installazione, “Blu Guado”, che vuole ricordarci che creare è forse la maniera più alta di sentirsi vivi: si crea per essere ricreati continuamente da ciò che si fa, per mettere al mondo quei figli chiamati opere e dei quali gli artisti stessi sono figli a loro volta. Un modo, per chi vuole, di sentirsi più vicini all'universo, per coloro che non vogliono chiamarlo Dio. Ad ogni persona che vorrà intraprendere quest'avventura e condividerla prima di tutto con l'artista, il delicato compito di raccogliere il seme direttamente dal ventre che lo genera, per portarlo in un luogo, non importa se fisico o mentale, dove diventerà frutto e nuova vita. Come “levatrici”, andremo a cogliere il seme là dove questo germoglia, confrontandoci con un’opera che, attraverso la sua profonda ritualità, ci investe della responsabilità di essere portatori di luce, custodi del seme primordiale, protettori della vita che genera continuamente se stessa. E chi custodisce il seme della creazione è a sua volta egli stesso artista-creatore. “Blu Guado”, in fondo, è un'opera che ci ricorda che ogni giorno è un modo di venire al mondo, che ci fa cogliere l'idea che il nostro grembo, come la nostra mente, deve sempre essere fecondo, di luce, di semi, di vita”.




25 novembre GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Associazione MultiMedia91 - AParte Associazione Pecci Arte

presentano l’installazione e la mostra
1 5 2 2   SCARPE ROSSE
   ROSSO DI DONNA
a cura di Alessandra Borsetti Venier 

PRATO - Piazza delle Carceri installazione | Polo Campolmi mostra

La mostra sarà visitabile dal 25 novembre al 16 dicembre 2016 dalle 16 alle 19

PROGRAMMA
25 novembre: Inaugurazione della manifestazione
ore 10.00 - 16.00 Piazza delle Carceri: installazione “1 5 2 2 SCARPE ROSSE” realizzata da Alessandra Borsetti Venier composta da oltre 500 paia di scarpe di femminili dipinte di rosso raccolte con l’aiuto di associazioni, scuole, biblioteche e cittadini che formano il numero 1522 del centralino nazionale multilingue attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l'anno rivolto a donne e minori vittime di ogni forma di violenza. Chi volesse partecipare all’installazione può portare delle scarpe femminili totalmente dipinte di rosse entro le ore 10. In caso di maltempo l’installazione non verrà realizzata.

 ore 16.00 Piazza delle Carceri: Saluti istituzionali con Matteo Biffoni sindaco di Prato, Simone Mangani assessore alla cultura, Mariagrazia Ciambellotti assessore Pubblica Istruzione e Pari Opportunità, Fabio Cavallucci direttore Museo Pecci, Gianni Antenucci presidente Associazione AParte, Loredana Dragoni coordinatrice centro antiviolenza La Nara, Alessandra Borsetti Venier presidente Associazione MultiMedia91. Performance “Guerrieri di pace” di Massimo Mori e Licia Ianniello. Tutte le persone sono invitate a raccogliere un paio di scarpe rosse dell’installazione e portarlo, facendo il percorso lungo Via Frascati, fino alla Biblioteca Lazzerini dove si svolgerà la mostra ROSSO DI DONNA. In caso di maltempo il programma si svolgerà alla Biblioteca Lazzerini.

ore 17.00 Biblioteca Lazzerini, via Puccetti 3, Sala Campolmi: inaugurazione della mostra “ROSSO DI DONNA” con 210 opere di altrettanti artisti nazionali e internazionali. Intervento critico di Attilio Maltinti. 

1 dicembre: PREVENZIONE, parola d’ordine contro la violenza domestica 
ore 21.00 Biblioteca Lazzerini via Puccetti 3, Sala CampolmiPerformance di Murat Onol (Portate fuori i morti) e di Elisa Zadi (Blu Guado) 

ore 21.30 Sala delle Conferenze

Coordina Luciana Schinco dell’Associazione AParte

-Intervento della senatrice Vittoria Franco (Contro i femminicidi una nuova cultura della relazione) e della sociologa Rossana Trifiletti (La violenza di genere: emergenza o tratto strutturale?);

-Proiezione video Red iceberg - prima parte con le letture registrate dei poeti: Kiki Franceschi, Caterina Davinio, Michele Brancale, Annamaria Ferramosca e la performance Alullebil di Alessandra Borsetti Venier (prima parte);

-Intervento del magistrato Antonio Sangermano (Aspetti legali della violenza) e della dott.ssa Monica Pieraccioli (La presa in carico, aspetti sanitari);

-Proiezione video Red iceberg - seconda parte con le letture registrate dei poeti: Mariella Bettarini, Rino Cavasino, Vincenzo Lauria, Brenda Porster, Massimo Mori, Gabriella Maleti, Dante Maffia e la performance Alullebil (seconda parte);

-intervento di Loredana Dragoni (Gli orfani dei femminicidi) centro antiviolenza La Nara;

-Lettura di studenti dell’Istituto Keijnes di Prato dei brani di un racconto scritto dagli zii adottivi di due orfani di femminicidio. 

ore 22.30 Piazzale del vascone

Alessandra Borsetti Venier performance BUGADA con la partecipazione di giovani, artisti e cittadini coordinati da Erica Romano. La performance si svolgerà nel piazzale del Museo del Tessuto e si potrà vedere dalle finestre della Sala delle Conferenze e da quelle del lato lungo della Biblioteca. 




Info MultiMedia91, via di Grignano 25, Pontassieve (FI) - tel.055 8398747 - 335 6676218 info@morganaedizioni.it  - www.mulimedia91.it

AParte, c/o Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, viale della Repubblica 277, Prato - tel. 335/8330487 info@aparte.prato.itc 

Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Pari Opportunità  


Collaborazioni: Comune di Prato - Centro Luigi Pecci Prato - FIDAPA Firenze Centro - Area N.O. Firenze - Archivio Carlo Palli Prato - Archivio della Voce dei Poeti Pontassieve - Associazione BAU Viareggio - Centro antiviolenza La Nara Prato - Associazione Ipazia Prato 


Gli artisti coinvolti nella mostra collettiva del 25 novembre:

Egizia Agatone, Marcello Aitiani, Francesco Alarico, Resmi Al Kafaji, Paolo Amerini, Fernando Andolcetti, Gianni Antenucci, Francesco Aprile, Agostino Arrivabene, Mariele Artemise,  Mario Artioli Tavani, Laura Balla, ViIttore Baroni, Elena Barthel, Lina Basile, Francesco Battaglini, Emanuele Bencivenni, Luisa Bergamini, Carla Bertola, Lea Bilanci, Daniela Billi, Tomaso Binga, Mariella Bogliacino, Alessandra Borsetti Venier, Leonardo Bossio, Bottega, Antonino Bove, Liliana Brosi, Rossana Bucci, Maurizio Buscarino, Rosaspina Buscarino Canosburi, Gloria Campriani, Carlo Cantini, Silvia Cardini, Silvia Capiluppi, Myriam Cappelletti, LeoNilde Carabba, Marco Cardini, Anna Cassarino, Nadia Cavalera, Cinzio Cavallarin, Maria Chiara Cecconi, Andrea Chiarantini, Alessandro Ciappi, Antonio Ciarallo, Roberto Coccoloni, Alice Corbetta, Enzo Correnti, Fiorella Corsi, Vanessa Costantini, Mattia Crisci, Gian Luca Cupisti, Massimo D’Amato, Serena D'Angelis, Flaminio Da Deppo, Andrea Dami, Anne&Mario Daniele, Albina Dealessi, Teo De Palma, Fabio De Poli, Luca De Silva, Adolfina De Stefani, Paolo Della Bella, Giampietro Degli Innocenti, Maria Di Pietro, Marcello Diotallevi, Serenella Dodi, Tamara Donati, Gianni Dorigo, Graziano Dovichi, Laura VdB Facchini, Mariapia Fanna Roncoroni, Riccardo Farinelli, Mirella Ferrari, Dino Ferruzzi, Luc Fierens, Antonia Fontana, Lorenzo Fontanelli, Kiki Franceschi, Aldo Frangioni, Ignazio Fresu, Gabriella Furlani, Carla Fusi, Giovanni Galizia, Alberto Gallingani, Caroline Gallois, Mauro Gazzara, Carlo Gianni, Chiara Giorgetti, Alessandro Goggioli, Cristina Gozzini, Andrea Granchi, KPK (kantierepostkontemporaneo), Riccardo Guarneri, Carla Iacono, Indy, Roberto Innocenti, Donato Landi, Melania Lanzini, Bruno Larini, Adriana Leati, Alfonso Lentini, Ines Lenz, Ilze Jaunberga, Lucy Jochamowitz, Riccardo Lanciotto Magris, LeonaK, Margherita Levo Rosenberg, Oronzo Liuzzi, Federico Lombardo, Dario Longo, Antonio Lo Presti, Gian Paolo Lucato, Paolo Lumini, Marta Luppi, Aldo Lurci, Gianna Paola Machiavelli, Riccardo Macinai, Gustavo Maestre, Ruggero Maggi, Manuela Mancioppi, Antonello Mantovani, Andrea Marini, Silke Markefka, Luca Matti, Donatella Mei, Andrea Meini, Renato Meneghetti, Marcello Meucci, Massimo Mion, Ubaldo Molesti, Fernando Montà, Fernando Montagner, Fernanda Morganti, Helmut Morganti, Susanne Niemann, Lisa Nocentini, Murat Onol, Toshihiro Oshima, Silvia Paci, Lucia Paese, Paolo Pallara, Luciano Pancani, Antonio Panino, Marcello Paoli, Giovanni Parrillo, Uber Passatelli, Lia Pecchioli, Rita Pedullà, Marina Pezzoli, Nella Pizzo, Giampiero Poggiali Berlinghieri, Erika Polizzi, Teresa Pollidori, Elena Salvini Pierallini, Lamberto Pignotti, Alessia Porfiri, Nadia Presotto, Stefania Puntaroli, Roberto Pupi, Yi Qiu, Giovanni Raffaelli, Augusto Ranfagni, Elvira Ratti, Laura Repetti, Rosella Restante, Angelo Ricciardi, Ina Ripari, Marino Rossetti, Enzo Rossi-Roiss, Tokio Rumando, Cesare Saccenti, I Santini Del Prete, Antonella Sassanelli, Antonio Sassu, Costanza Savini, Franco Sciusco, Rosali Schweizer, Gianna Scoino, Giuseppe Secchi, Danilo Sergiampietri, Rolando Sforzi, Fulgor Silvi, Simoncini.Tangi, Giovanna Sparapani, Isabella Staino, Sabine Stange, Stellalpina, Antje Sträter, Kinichi Tanaka, Anthony Tang, Daniela Tartaglia, Camilla Testori, Roberto Testori, Vittorio Tonali, Hideka Tonomura, Margherita Torri, Micaela Tornaghi, Matilde Tortora, Felisia Toscano, Nino Tricarico, Elena Trissino, Stefano Turrini, Fabiola Ungredda, Giovanna Ugolini, Adam Vaccaro, Antonia Valle, Tommaso Vassalle, Adriano Veldorale, Margherita Verdi, Valeria Vian, Simona Vignali, Laura Viliani, Tatiana Villani, Alberto Vitacchio, Ivano Vitali, Andrea Vizzini, Nikolai Vogel, Cassandra Juliette Wainhouse, Deva Wolfram, Elisa Zadi



18/10/16


ELISA ZADI
"Loro, L'Io, Gli Altri - situazioni e cose sospese"
a cura di Marco Palamidessi



Venerdì 21 ottobre alle ore 17:00 nel Salone degli Dei di Palazzo Franchetti a Pisa avrà luogo l’inaugurazione della mostra di Elisa Zadi dal titolo “Loro, l’Io, gli Altri – situazione e cose sospese” a cura di Marco Palamidessi. L’evento gode del patrocinio del Comune di Pisa e la partecipazione del Consorzio di Bonifica Basso Valdarno e la Casa d’Arte San Lorenzo di San Miniato.

La mostra, ideata appositamente per Palazzo Franchetti di Pisa, intende indagare, attraverso un'attenta e mirata selezione di dipinti, il rapporto fra l'Io e la figura dell'artista e tutto ciò che li circonda, alla volta dell'emersione di emozioni e sentimenti inattesi, scaturiti dalle umane dinamiche eppure così raramente sondati o conosciuti. Chiamato ad avvicinarsi, l'osservatore entrerà in contatto con gli autoritratti, frutti figurativi derivanti dall'indagine pittorico-introspettiva che molto ha contribuito a definire la personalità di Elisa Zadi nel panorama contemporaneo, con gli oggetti e le cose del quotidiano, stabilendo con essi, se vorrà, una fondamentale relazione conoscitiva, avendo infine una preziosa occasione di confrontarsi con se stesso. Le figure umane così come gli oggetti sono gli assoluti protagonisti delle tele, quasi prive di spazialità, che scaturiscono una sospensione metafisica e una sorta di rivalsa del soggetto sul contesto creando un’atmosfera assoluta e sospesa. Le opere di grande formato si articolano in dittici e trittici, ritmando lo spazio alternato da lavori più piccoli di dimensione che vanno a creare un racconto muto dell’esistenza.



 In alcune tele come “Contaminazioni” possiamo percepire l’alienazione dell’individuo, divisa fra il quotidiano, la tecnologia e l’inquinamento urbano; incastonata fra questi elementi, la figura umana si trova presente eppur distante da ogni cosa: una sorta di riflessione illuminata e illuminante sulla situazione esistenziale contemporanea. L'esposizione è ideata appositamente per Palazzo Franchetti: sede del Consorzio 4 Basso Valdarno, giunge a noi dopo una lunga storia che ha attraversato le fasi medievale e tardo rinascimentale con numerose successioni, mutamenti di tipologia costruttiva e accorpamenti di case contigue, fino all’unificazione finale ad opera dei fratelli Franchetti, che ha restituito e donato alla città di Pisa la facciata ottocentesca che vediamo oggi. Gli splendidi affreschi cinquecenteschi che arricchiscono la Sala delle Ninfe al piano terra e il Salone degli Dei al piano nobile sono opera di Agostino Ghirlanda, mentre sulla volta della scalinata di accesso al primo piano è possibile ammirare le decorazioni “a grottesche”. Nell’ampio giardino, l’unico che si affaccia sul Lungarno, una recente campagna di scavi ha portato alla luce il pavimento di quella che dovrebbe essere stata la casa del Conte Ugolino della Gherardesca di dantesca memoria (atti notarili testimoniano che, secondo la leggenda, quell’edificio sarebbe stato demolito con “l’applicazione solita del sale”), silos per la conservazione del grano, alcune ghiacciaie che testimoniano un fiorente commercio in città e numerosi interessanti reperti. “Loro, l’Io, gli Altri – situazioni e cose sospese” sarà visitabile, a ingresso libero, fino al 28 ottobre, rispettando i seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, martedì e giovedì dalle 15 alle 17. Per informazioni rivolgersi al 3470680242 o al 348-0932563.



















Prororagata fino a venerdì 25 novembre la mostra di Elisa Zadi                                                                 
"Loro, l'Io, gli Altri - situazioni e cose sospese"


                                                                                                                                                
  Palazzo Franchetti, Pisa.

Grande successo, tanto da meritare una proroga di due settimane, per la mostra/l'evento pisano di Elisa Zadi, la personale intitolata "Loro, l'Io, gli Altri - situazioni e cose sospese", curata da Marco Palamidessi e allestita nella meravigliosa cornice del "Salone degli Dei" di Palazzo Franchetti di Pisa, splendidamente collocato tra Lungarno Galilei 19 e via San Martino 60. La mostra si pregia della partecipazione del Consorzio di Bonifica Basso Valdarno, promotore dell'evento, del patrocinio del Comune di Pisa e di quello del Centro Raccolta Arte di San Miniato. La mostra intende indagare, attraverso un'attenta e mirata selezione di dipinti, il rapporto fra l'Io e la figura dell'artista e tutto ciò che li circonda, alla volta dell'emersione di emozioni e sentimenti inattesi, scaturiti dalle umane dinamiche eppure così raramente sondati o conosciuti. Chiamato ad avvicinarsi, l'osservatore entrerà in contatto con gli autoritratti, frutti figurativi derivanti dall'indagine pittorico-introspettiva che molto ha contribuito a definire la personalità di Elisa Zadi nel panorama artistico attuale, con gli oggetti e le cose del quotidiano, stabilendo con essi, se vorrà, una fondamentale relazione conoscitiva, avendo infine una preziosa occasione di confrontarsi con se stesso, immerso in quel silenzioso racconto esistenziale, in un'atmosfera assoluta, sospesa e pressochè priva di spazialità. Capace, talentuosa, dotata di un evidente coraggio espressivo oggi sempre più raro, la giovane Elisa Zadi è sicuramente da annoverare fra le eccellenze dell'ultima generazione di artisti toscani incamminati con consapevolezza di sè verso notevoli approdi, tanto da raggiungere traguardi ragguardevoli, che già non mancano di farsi apprezzare anche fuori dal confine italiano. Vivendo per la pittura, ma anche per l'azione della pittura, per Elisa Zadi l'arte è l'esperienza imprescindibile per indagare se stessa non come alterità temporanea, ma come universo da sondare, da scoprire nella propria verità; inoltre, fatto non secondario, dipinge per sentire il preciso stato d'animo con cui affrontare quella tela/quello specchio ogni giorno diverso che si chiama esistere. Espressione di un'acuta volontà d'analisi, che sa addentrarsi nei meandri più profondi della sua psiche, il gesto della pitturala rende forte, essendo come una preghiera, un rituale da compiersi quotidianamente, in silenzio, a contatto con la propria interiorità. Il suo è un dipingere per toccarsi, per confessarsi a se stessa, per smuovere sentimenti che hanno nel corpo l'epicentro della loro venuta al mondo. Elisa guarda per essere di rimando vista da se stessa, nell'attesa spasmodica della manifestazione, dell'emersione sulla pelle e nei nervi di tutte quelle tumultuose o impercettibili vibrazioni, quelle oscillazioni spontanee che fanno del corpo la vera geografia dell'anima. Tirare fuori dalla realtà la forma della Verità, ecco cosa cerca di fare Elisa Zadi nella pittura e con la pittura. Poiché Forma, Realtà e Verità sono indissolubilmente legate come Corpo, Psiche e Spirito, Elisa non prescinde dalla forma visibile, nella piena consapevolezza di questa ineluttabile inseparabilità. La realtà viene sondata, indagata, afferrata, non soltanto guardata ma vista, nella sua essenza rivelata come nelle pieghe più recondite e inattese. E questo non avviene solo grazie all'occhio, ma anche per mezzo della mano, che in lei ubbidisce all'intelletto, ma solo dopo che lo sguardo si è appropriato del mistero del visibile, solo dopo che l'anima e la mente hanno trasformato quell'immagine in una visione da restituire al mondo sotto le straordinarie forme della Pittura. "Loro, l'Io, gli Altri - situazioni e cose sospese" è stata appositamente concepita per Palazzo Franchetti, attuale sede del Consorzio 4 Basso Valdarno, vero e proprio gioiello architettonico che vanta meraviglie rinascimentali al suo interno, e che nell'ampio giardino, l'unico che si affaccia sul Lungarno, sta assistendo, grazie ad una recente campagna di scavi, al recupero di parti strutturali di quella che fu la casa del Conte Ugolino della Gherardesca, edificio che venne demolito con "l'applicazione solita del sale". Sarà un tuffo in una parte famosa della storia di Pisa, con al centro quel Conte Ugolino al quale i versi di Dante Alighieri nell'Inferno della Divina Commedia, girone dei traditori, hanno assicurato una fama assoluta. La visita di "Loro, l'Io, gli Altri - situazioni e cose sospese", a ingresso libero, sarà prorogata fino a venerdì 25 novembre, rispettando i seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, martedì e giovedì dalle 15 alle 17. Per informazioni rivolgersi al 3470680242 o al 348-0932563. Un particolare ringraziamento va a Marco Monaco, presidente del Consorzio 4 Basso Valdarno, e a Michela Tognetti.
  
Michela Tognetti
Ufficio Comunicazione
Consorzio 4 Basso Valdarno
348-0932563

La mostra è prorogata fino a venerdì 25 novembre 2016

18/09/16

Elisa Zadi e i Patriarchi nel Parco di Pratolino

 I PATRIARCHI NEL PARCO
"Dall'arbore di grossissima querza"
23-24-25 Settembre 2016
La meraviglia degli alberi secolari, opere d'arte viventi, testimoni della storia e cultura, simboli sacri e misteriosi.

Il Parco Mediceo di Pratolino e la Città Metropolitana di Firenze ospitano un convegno della durata di tre giorni dedicato agli alberi monumentali. Questo ha la finalità di diffondere presso il più vasto pubblico la conoscenza del loro valore naturalistico, paesaggistico e storico, nonchè artistico, insieme alle fragilità e difficoltà tecniche nella manutenzione degli stessi, necessaria per preservare questo inestimabile patrimonio. All'interno di questo evento l'artista Elisa Zadi è stata invitata a partecipare realizzando delle opere dedicate agli alberi. Venerdì 23 settembre sarà inaugurata l'opera "Grembo" e domenica 25 settembre sarà aperta al pubblico l'opera performativa "Psyche-Gohei".
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Venerdì 23 Settembre 2016 ore 13:15
Prato delle Scuderie
Inaugurazione dell'opera "Grembo" 
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"Grembo" è un’opera scultorea di Elisa Zadi, un intervento su un tronco secolare di quercia deceduta per calamità naturale, che l’artista ha voluto restituire a nuova vita e conservare vicino al luogo dove l’albero è vissuto. La coscienza di un rapporto egualitario tra la volontà artistica e la Natura in se stessa è all’origine di quest'ultimo impegnativo lavoro. La scultura si presenta come una grande cavità che può accogliere gli spettatori, proteggerli al suo interno e trasmettere loro il senso dell'Infinito e della maternità della Natura.
"Grembo" è un'opera dove la mano della Natura e quella di Elisa Zadi s'incontrano e si allacciano per diventare una sola cosa, un'entità armonicamente compiuta. Un grande corpo di legno che si è lasciato levigare dalle mani dell'artista, così come nel tempo avrebbe fatto il Tempo, primo scultore, che dà forma sempre nuova e diversa a tutte le cose; mani che sono andate oltre, assorbendo la natura e facendosene assorbire di rimando; mani che ancor più hanno incentrato il loro fare e la propria poetica sullo scambio identificativo con la natura, intesa come materiale dinamico, tangibile, da toccare con forza, da solcare con un disegno essenziale e possente, da ricondurre ai primordi e generare come opera d'arte. Un tronco completamente cavo, che solo in apparenza è cosa immota ed esanime, ma che trova alimento, diversamente da quando era albero intero, direttamente al suo interno: infatti, la luce non proviene più soltanto da fuori, ma dall'oro che è la nuova pelle di dentro. Un tronco d'albero che non è più vivo per cause naturali, ma che adesso vuole continuare ad esistere come presenza nel luogo dove è sempre vissuto,  che vuole continuare a essere, e che tramite il gesto di Elisa risorge a nuova vita, alla vita eterna dell'Arte. La Natura, il bosco ha inventato il componente, donando la materia prima; l'Artista ha levigato la sua superficie, dentro e fuori, rispettandone i movimenti interiori e le usure fino alla forma finale. Un lavoro che ha preparato la forma per accogliere l'oro, da sempre elemento allusivo, che rimanda a una realtà superiore, a qualcosa di sacro, atemporale, distante, irraggiungibile, da contemplare nella sua magnificenza. L'oro, materia simbolicamente immateriale, ponte fra la terra e il cielo, non è un pigmento terrestre, ma una foglia dove l'invisibile si rivela per mezzo della sua visibilità; una foglia che è viva luce, e la luce è il primo nutrimento del mondo, l'essenza cui tutta la Natura si protende e rende grazie. Una foglia, applicata una dopo l'altra, semplice e preziosissima, e le foglie sono anche il pensiero degli alberi. L'oro, questa lamina distesa con materna cura, penetra, invade il tronco rivestendone il suo vuoto; il dentro è lo spazio dell'oro e dell'anima, della memoria e dell'abbandono. Un luogo, una terra di mezzo, da dove corre una linea blu oltremare, che fuoriesce come un fiume in piena, che sfocia in un disegno di labirinto dello stesso colore, un labirinto fatto di acqua e di cielo, a celebrare il battesimo celeste di chi avrà il coraggio di perdersi per ritrovarsi. La sintesi del disegno del labirinto, che riprende la simbologia iniziatica, è lo stesso di Chartres. D'ora in poi, da questo Grembo filtrerà l'Infinito, essendosi spalancata una dimensione nuova che è quella dello spazio assoluto. Un'opera dove la terra incontra il cielo, un grembo dove nel vento che soffierà passerà tutto il respiro del cielo; un Grembo dove si sente pulsare tutta la sacralità della Natura, dove è possibile trovare, oltre le apparenze visibili, il profondo segreto dello spirito. Grembo è custode di un mistero che invece di farsi carne e sangue, diviene spirito e simbolo, parola e vuoto, alito e sguardo; questo è l'incavo, il nido, la culla dove iniziano le cose, dove tutto è possibile ancor prima di venire al mondo; dove le cose gioiscono all'incontro con la luce che illumina, e trepidano dinnanzi al bagliore che acceca. La luce concorre alla nascita dell'opera: per mezzo di essa, l'Infinito si muove come un flusso continuo, come una corrente che ci trasporta perennemente da un mondo a un altro. Nel ventre dell'albero sta l'onnipotenza della Natura, come nel grembo di una madre sta la bellezza delle creature. Il Grembo è la casa, è l'abbraccio, è la placenta che avvolge, che contiene un fluido grande come un oceano. Chiunque vorrà, potrà entrare nel Grembo, varcare la soglia di una dimensione altra, immergendosi in questa luce liquida e sospesa, per sentirsi una creatura protetta e libera, ascoltando la memoria del tempo prenatale, camminando come per tornare al ventre della madre, al centro della terra. Entrare nella cavità sarà come tornare in quello spazio dorato, in quel mare amniotico testimone del nostro sviluppo, del nostro incontro, tenero e violento, con la vita. Quel tronco non semplicemente vuoto, ma che contiene un vuoto che si prepara ad accogliere l'Infinito, conterrà anche noi, nell'attesa di partecipare al passaggio dell'Infinito. Lì, al centro del Grembo, avverrà il rito di passaggio, l'Infinito che ci attraversa mentre noi, immersi in quello spazio, siamo imbevuti di pura luce, con lo spirito che si contrae e si espande nell'universo. Un contatto primigenio che accoglie chiunque voglia accomodarsi dentro questo spazio, come per tornare alla condizione iniziale, iniziatica e primitiva, del proprio essere. Non vedere, ma abitare il Grembo, viverlo nuovamente, stavolta consapevoli di essere in un luogo che simbolicamente richiama il sacro tempio naturale dove inizia la vita. Dove, qui e ora, inizia la nostra rinascita.



Domenica 25 Settembre 2016 ore 17:00
Pratone del Parco
Apertura al pubblico  performance "Psyche-Gohei"
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La nota artista Elisa Zadi presenta “Psyche-Gohei”, una performance che si terrà domenica prossima 25 settembre nel Pratone del Parco di Pratolino. Il progetto dell'artista intende far riflettere i partecipanti su due tematiche a lei particolarmente care: l'introspezione psicologica e la sacralità dell'albero. Psyche, oltre che anima, era il nome che nel periodo rinascimentale individuava lo specchio posto nella stanza privata; i gohei, invece, sono delle decorazioni cartacee che in Giappone vengono messe ad omaggiare gli alberi-kami, alberi centenari e quindi sacri. Come da tradizione orientale, l'opera si presenta come una corda-circonferenza da installare al tronco dell'albero prescelto; questa si compone, ad intervalli ritmati, da piccoli autoritratti su tela eseguiti allo specchio, specchi-psyche che riflettono la luce ed i volti dei partecipanti alla performance, e dai gohei contenenti messaggi dedicati. Scrive Marco Palamidessi, curatore dell'evento:“In questa nuova azione performativa di Elisa Zadi, concettualmente penetrante, gli elementi vengono simbolicamente e fattualmente ad incontrarsi e a convivere, pur appartenenti a due culture e filosofie lontane nel tempo e nello spazio, come quella greco-occidentale e quella nipponico-orientale. L'artista riesce con semplicità ad unirli in un'opera che vuole essere universale, superando ogni differenza culturale e geografica, ricordandoci di essere accomunati come esseri viventi e pertanto composti dei medesimi elementi. Chiamato ad avvicinarsi, l'osservatore entrerà in contatto non soltanto con gli autoritratti, frutti figurativi derivati dall'indagine pittorico-introspettiva che molto ha contribuito a definire la personalità di Elisa Zadi nel panorama contemporaneo, ma avrà modo di confrontarsi con se stesso. Fondamentale è lo spazio naturale dove l'esperienza avverrà, uno dei luoghi sacri ed animati per eccellenza: il bosco. Si dice che se non vai mai nei boschi, se non sai abbandonarti alla Natura con libertà e coraggio, nulla in verità potrà succedere, mai e la vita non avrà un vero e proprio inizio. Lo stesso si può dire per l'Arte in sè, che è il modo più alto e intenso per conoscere noi stessi”.