La mostra sarà
visitabile dal 15 ottobre al 1 novembre 2014 rispettando il
seguente orario: tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00, chiuso il mercoledì. Per
informazioni:
055-2760340 www.palazzo-medici.it
http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2014/10/le-vie-di-michelangelo-giulia-huober-ed.html
http://artisti-contemporanei.it/blog/vie-michelangelo-giulia-huober-ed-elisa-zadi-espongono
http://www.liquida.it/provincia-di-firenze/?coolbox=0_99_0_31091495
http://arezzocultura.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1346%3Aqle-vie-di-michelangeloq-giulia-huober-ed-elisa-zadi-espongono-a-palazzo-medici-riccardi&catid=44%3Ainiziative-arte&Itemid=187
http://julietartmagazine.com/events/le-vie-di-michelangelo/
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Opening mostra. Foto di Thomas Harris. |
PENSARE
MICHELANGELO
Per
Elisa Zadi la pittura è l’esperienza imprescindibile per sentire il preciso
stato d’animo con cui affrontare quella tela ogni giorno diversa che si chiama esistere. Espressione di un’acuta
volontà d’analisi, che sa addentrarsi nei meandri più profondi della sua
psiche, il gesto del dipingere la rende forte, essendo come una preghiera, un
rituale da compiersi ogni giorno, in silenzio, a contatto con la propria
interiorità. Mentre dipinge non indaga se stessa come alterità temporanea, ma
come universo da sondare, da scoprire nella propria verità. Il suo è un
dipingere per toccarsi, per smuovere sentimenti che hanno nel corpo l’epicentro
della loro venuta al mondo. Elisa guarda per essere di rimando vista da se stessa,
nell’attesa spasmodica della manifestazione, dell’emersione sulla pelle e nei
nervi di tutte quelle tumultuose o impercettibili vibrazioni, quelle
oscillazioni spontanee che fanno del corpo la vera geografia dell’anima. Dipingere
è il modo più alto di interrogarsi sul mondo, significa porsi inevitabilmente
davanti a se stessa, implacabilmente, mossa dal bisogno profondo di guardarsi
fuori per capirsi dentro, per scoprire cosa vuole, cosa desidera, cosa pensa,
quale segreto si nasconde a quella confessione che di lì a poco sarà la pittura.
Appassionata
ed essenziale, audace e cruda, da sempre Elisa Zadi tende alla totale libertà nell’arte;
una libertà che, come nella vita, consiste solo e soltanto nella ricerca della
Verità. Tirare fuori dalla realtà la forma della Verità, ecco cosa cerca di
fare nella pittura. Poiché Forma, Realtà e Verità sono indissolubilmente legate
come Corpo, Psiche e Spirito, Elisa non prescinde dalla forma visibile, nella
piena consapevolezza di questa ineluttabile indissolubilità. L’artista definisce
il suo stile non senza una certa riflessione plastica-scultorea, attraverso un modus pittorico che, nel suo essere
fortemente espressivo, tiene ben presente la plasticità della forma, e che intende
il colore come materia con cui plasmare sulla tela i volti dei suoi personaggi,
che si protendono verso l’osservatore emergendo dal “vuoto” concettuale dello
spazio. Il respiro artistico di Elisa Zadi le permette di lasciare non finite alcune parti del dipinto,
proprio perché, in un certo senso similmente a Michelangelo scultore, l’artista
ritiene già “tirato fuori” il concetto che ha mosso la sua creazione, non
preoccupandosi delle finiture essendo l’opera già conclusa in se stessa.
Le
figure vengono fatte emergere dal fondo della tela, affiorando da queste trame
come se fossero in esse già contenute. È lì che Elisa percepisce l’immagine, è
lì che la sente respirare: starà al suo gesto liberarla da quei fili
intrecciati e portarla alla luce, in uno scavo tanto fisico quanto psicologico.
Michelangelo sentiva la forma della scultura preesistere all’interno del blocco
di marmo, e la liberava levando attorno ad essa quella materia superflua che non poteva né doveva più essere rimessa; per contro,
Elisa Zadi pone sulla superficie pittorica quella materia cromatica che non può
più essere tolta né tantomeno modificata. La sua pittura procede e si sviluppa
come una scrittura che non conosce ripensamenti o aggiustamenti: l’artista non
fa altro che disporre sulla tela toni di colore affiancati, senza mescolarli,
senza mascherarli, senza sporcarli, nell’intento di restituirci una purezza
della creazione nella sua più autentica originarietà.
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Verso Michelangelo, 2014, olio su tessuto, polittico, cm 230x380. Foto di Thomas Harris. |
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Particolare con ritratti dei pannelli sx e dx del polittico Verso Michelangelo. |
Nel
polittico “Verso Michelangelo” Elisa rappresenta una massa di persone che
si accalcano in una fila ideale e interminabile, come quella che ogni giorno si
forma all’ingresso della Galleria dell’Accademia. In quest’opera vediamo una
folla di personaggi che si preparano ad incontrare le opere di Michelangelo, ritratti
in fila ad aspettare, pressati e per lo più impazienti, colti negli
atteggiamenti più usuali e disparati. Michelangelo si manifesta nell’attesa di
vedere Michelangelo, riverberandosi nel qui
e nell’ora, nell'attimo vissuto da
ognuno di loro. Ed ecco il tributo al Maestro: rappresentare di riflesso la sua
presenza e la fama che attraversa i secoli e la nostra contemporaneità. Questi
uomini e queste donne, omaggiati tramite il gesto potentissimo del ritratto,
appartengono al mondo dell'arte, della cultura e della politica di oggi:
analogamente, nella vicinissima Cappella dei Magi di Palazzo Medici Riccardi, Benozzo
Gozzoli rappresentò i personaggi illustri della Firenze di allora. Uomini che,
come tanti piccoli magi contemporanei, nelle tele di Elisa vanno a rendere
omaggio ad un vero e proprio messia
dell'arte, che venne a far nuove tutte le cose, che divise il tempo in prima di lui e dopo di lui.
Elisa
Zadi vive per la pittura, ma anche per l’azione
della pittura. Per questo, l’occhio e la mano sono fondamentali: è grazie
all’occhio che la realtà viene sondata, indagata, afferrata, non solo guardata
ma vista, nella sua verità rivelata come
nelle pieghe più recondite e misteriose. Ma la mano è
anche azione: non soltanto crea, ma a volte, essendo prima di tutto l’organo
della conoscenza, si potrebbe dire che pensi. La mente e la mano si
costruiscono vicendevolmente, trovando poi nella pittura un mezzo alquanto
straordinario per questo scopo. La pittura si fa
con le mani: per Elisa, arte e arto sono
parole assai vicine, sono la carne dei gesti, il nervo dei movimenti
impetuosi o tenui, morbidi o istintivi, dolci o risoluti. E si fa con quegli
strumenti del mestiere che, complici sapienti più che arrendevoli servitori,
sono anch’essi di fondamentale importanza nell’esaltazione dei risultati come della
materia pittorica.
Sia
le mani, fra i soggetti in assoluto più difficili da rendere nell’Arte, sia gli
strumenti del fare, non nature morte ma vite
silenti, sono qui esposti ad illuminarsi vicendevolmente, rendendo l’idea-immagine
di un intimo quanto efficacissimo colloquio poetico. Una mano che, forte della
tecnica assimilata, sa governare lo strumento, che usa le cose che appartengono
al creare, siano tubetti di colore mezzi strizzati, un martello con cui
inchiodare telai o qualsiasi altro mezzo necessario per cavar fuori dalla realtà la forma della Verità. Una mano, quella di
Elisa Zadi, che ubbidisce all’intelletto,
ma solo dopo che l’occhio si è appropriato della realtà, solo dopo che l’anima
e la mente hanno trasformato quell’immagine in visione, una visione da restituire
al mondo sotto le straordinarie forme della Pittura.
Marco Palamidessi
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Catalogo mostra Design Saverio Fontini. Foto Thomas Harris. |