Inaugurazione mostra: venerdì 8 novembre 2013 ore 18 Sala
del Basolato - Fiesole
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00
Chiusura mostra: domenica 1 dicembre 2013
Titolo sezione Elisa Zadi: “INTROSPEZIONI: percorsi nella
pittura”
Titolo sezione Luca Di Castri: “APPARENZE”
Elisa Zadi e Luca di Castri sono due giovani pittori
professionisti che vivono e lavorano a Firenze. Elisa Zadi si laurea con lode
presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, Luca Di Castri presso il DAMS di
Bologna. Conosciutisi durante l'Edizione 2012 del Premio Cromica, presieduto da
Giovanni Faccenda e vinto dalla stessa Zadi, emerge fra i due che un profondo
senso di condivisione del fare artistico li accomuna, fino ad arrivare a questa
felice ed intensa collaborazione. Gli artisti, infatti, indagano la figurazione
pittorica attraverso un'attenta e personale ricerca tecnica e sperimentale, che
non può prescindere dal concepire il mestiere dell'arte come indipendente da
quello del vivere. L'esposizione vuole quindi mettere in relazione un sentire
pittorico raro e condiviso dagli artisti, nonostante la diversità della resa
finale delle opere. Elisa Zadi propone figure femminili e oggetti quotidiani
sospesi in uno spazio-assenza dai riverberi metafisici; Luca Di Castri invece
una serie di opere dove un'atmosfera onirica si fa densa di illuminazioni e di
mistero. In questa mostra verrà presentato al pubblico un numero considerevole
di opere di recente produzione, nonché due cataloghi monografici editi
appositamente per l'occasione. Elisa Zadi e Luca Di Castri saranno presenti,
fra gli emergenti, nel Catalogo dell'Arte Moderna (CAM) n°49 edito dalla
Mondadori, che uscirà proprio nel periodo dell'esposizione fiesolana.
Presentazione della mostra con Luca di Castri, Marco Palamidessi, Giovanni Faccenda, Paolo Becattini, Anna Spadolini, Adriano Bimbi, Elisa Zadi.
Servizio mostra di Fabrizio Borghini del 8 Novembre 2013.
Giovanni Faccenda
Nei territori dello
spirito
«E tu certo comprendi
il perché delle cose, e vedi il frutto
del mattin, della sera,
del tacito, infinito andar del tempo.»
Giacomo
Leopardi, Canto notturno
La pittura di Elisa Zadi racchiude,
ermetica, distinte urgenze sentimentali. Nei vari cicli espressivi che ne hanno
sin qui contraddistinto l’organico sviluppo, si sono infatti imposte alcune
peculiarità evidenti quanto emblematiche: lo scavo introspettivo del soggetto
ritratto (quasi sempre lei stessa); l’analisi severa di pose e soprattutto
sguardi nei quali la vita ristagna come muffa agli angoli dei muri; la febbrile
densità di emozioni cresciute in quei territori oscuri dello spirito dove la
gioia pare assente.
In un simile contesto iconografico, al
solito è dato di avvertire la ricerca esasperata di una verità che diresti incombente: albeggia allusiva in quei
fascinosi trittici nei quali Zadi raggiunge sovente apici considerevoli; si
afferma come un’arcana melodia quando la luce allaga un fuori che è, in realtà, sempre un dentro.
Non vi è alcuna concessione alla
gradevolezza in questo scandaglio aspro che determina i successivi tratti
fisiognomici delle figure tenute a modello. Lo stesso impianto cromatico, nella
sua scarna, significativa compiutezza, rivela l’intransigenza di un’autrice del
tutto disinteressata all’apparenza, insofferente dinanzi al trucco che
nasconde, al cospetto dell’artificio che ingentilisce o abbellisce un volto
trasformandolo in un’effigie non vera.
La ricerca di Zadi continua così ad
essere pervasa da ardenti sollecitazioni: raffigurando con ossessiva efficacia
se stessa, ambisce in realtà a dar conto di ansie, sogni chiusi nell’ultimo
cassetto dell’anima e ricorrenti disillusioni di un’umanità non dissimile da
quella alla quale aveva guardato con realistico pessimismo Leopardi. Si
accorciano improvvisamente le latitudini: gli uomini, nei loro rovelli
interiori, si somigliano ovunque. Questo, attraverso la vibrante intensità
della propria pittura, finisce per parteciparci Elisa Zadi, sottovoce.
Firenze,
ottobre 2013.
Giampaolo Trotta, Marco Palamidessi, Giovanni Faccenda, Giacomo Cariulo, Elisa Zadi, Giampaolo Talani, Luca di Castri.
Elisa Zadi
Mi sono sempre chiesto come facesse quel suo esile corpo a sostenere il peso dei suoi immensi occhi.
L'ho sempre pensata come un sospiro.
Eccola, ora non c'è più, chissà dove se n' è andata!
Poi torna come se non fosse mai partita.
Ormai sono anni che la conosco; era appena una ragazza ed ora è una donna.
E dire che ne abbiamo fatte di cose insieme!
Tanta strada, dal Mugello a New York, andata e ritorno.
Sempre con lo stesso pensiero in testa , quello di dipingere a dispetto di tutto.
Dipingere come si conviene, col pennello ed i colori.
Dipingere qualcosa, qualcuno che ti sta di fronte, che è lì con te.
Dipingere per il piacere di dipingere, per star soli con se stessi.
Dipingere per dar forma alle cose che ci sono utili e che ci fanno compagnia.
Dipingere, ecco; nient'altro che dipingere, così come guardarsi allo specchio.
Per esserci.
Elisa, lieve come un soffio, appare con tutta la sua inquietudine che quasi la consuma.
Le cose non sempre sono come vorremmo e gli altri sono gli altri.
Sono sicuro dei suoi smarrimenti e delle sue certezze, di tutti i dubbi che la posseggono.
Sono sicuro della sua abilità e della sua determinazione.
Sono sicuro che la pittura le appartenga naturalmente, come lei appartiene alla pittura.
Dipingere la prostra e la esalta, è parte indelebile di lei.
A me non è dato di entrare nel merito del suo lavoro, altri sono preposti a farlo.
Io sono contento di vederla farsi strada da sola tra tutte le sue paure, fiera di sè,
con i suoi grandi occhi spalancati sul mondo.
Adriano Bimbi
Elisa Zadi intervistata da Fabrizio Borghini.
Elisa Zadi, Fabrizio Borghini, Luca di Castri.
Da anni ormai
l’artista indaga il proprio io
attraverso dipinti in cui si autoritrae intensamente: il volto è per lei un
paesaggio che, nella volontà di conoscersi nel profondo, ha bisogno di
un’esplorazione costante, di continue incursioni conoscitive; il corpo è il
territorio degli avvenimenti dello spirito, schermo epidermico sul quale si
proiettano, mosse da spinte sotterranee, le proprie fisionomie interiori,
epifanie di emozioni talvolta crude, che si traducono in visioni potenti, a tratti senza
via di scampo, perché manifestano l’ascesa diretta o la tortuosa salita che le
pulsioni interiori intraprendono per venire alla luce. La tentazione dello
sguardo fa sì che Elisa non si ritragga mai a memoria, ma sempre davanti a due
specchi, di cui uno metaforicamente è la tela. Espressione di un'analisi acuta,
che sa addentrarsi nei meandri più profondi della sua psiche, la pittura la
rende forte, è l'unica conferma della sua esistenza. Mentre dipinge non indaga il proprio volto come alterità
temporanea, ma come universo da sondare, scoprire nella propria Verità. Il
suo è un dipingersi per toccarsi, per smuovere sentimenti che hanno nel corpo
l’epicentro della loro venuta al mondo. Elisa si guarda per essere di rimando
vista da se stessa, nell’attesa spasmodica dell’emersione, del riaffioramento
sulla pelle e nei nervi di un tumulto, di un riverbero di quella luce che si è
bagnata negli stagni profondi della coscienza e che si diffonde nel silenzio,
nell'eco di un gesto, di una malinconia indefinita, di un'impercettibile
accensione, di uno svuotamento improvviso, di un pensiero inaspettato, di tutte quelle vibrazioni e oscillazioni spontanee che fanno del
corpo la vera geografia dell'anima.
Marco
Palamidessi
Giovanni Faccenda, Elisa Zadi, Marco Palamidessi, Fabrizio Borghini.
“Elisa Zadi”
Ho conosciuto direttamente Elisa Zadi nel settembre di
quest’anno – 2013 – grazie al bravo e serio critico d’arte Marco Palamidessi,
che già me n’aveva parlato in alcune occasioni.
In verità, a parte l’aver notato un suo significativo dipinto
esposto nella mostra di gruppo “Pinocchio & Friends”, ammirata a Firenze
nello stesso mese e splendidamente organizzata a Palazzo Medici-Riccardi dal
fotografo Stefano Giraldi,
osservandone certe opere che aveva realizzato nel corso della prima metà del Duemila
nel corso della mia prima visita nel suo Studio fiorentino, mi sono ricordato
di lei, conservando nella mia caotica biblioteca un paio di cataloghi di
Collettive cui aveva partecipato nel Mugello.
Tali opere ne riflettevano quella cosiddetta “ricerca” che,
del resto, deve o dovrebbe sempre caratterizzare il percorso d’ogni creativo:
una parola da unire all’intensità dell’impegno, dato che nel corso della mia
vita spesso m’è capitato di assistere, soprattutto per taluni che si
considerano ‘arrivati’, a una stanchevole ripetitività che ne ha inaridito il
lavoro, privandolo quasi del tutto del contenuto.
Elisa Zadi è aretina del 1979; ha dunque un’età giusta ed ha
raggiunto un equilibrio tale da poterne dare un giudizio, dato che i lavori
messi in essere in una città internazionale come Firenze (personalmente non
dimenticherò figure di gran livello che ho conosciuto e frequentato a partire
dagli anni Settanta, tipo Pietro Annigoni, Antonio e Vinicio Berti, Renzo
Grazzini, Silvio Loffredo, Amedeo Lanci... per citarne solo alcuni) ne svelano
l’attenta partecipazione al proprio tempo.
Nel suo Studio, non ampio ma luminoso, ho subito guardato la
libreria composta di testi d’arte, di filosofia e di sociologia, di storia e di
poesia scelti con cura: in genere, al di là del dialogo diretto, sempre utile
per cercare ci capire a fondo ogni artista, sono proprio i libri che conserva a
socchiuderne le stanze dell’“Io”.
I disegni, le incisioni e soprattutto i dipinti di Elisa
Zadi dicono in modo esaustivo di una coerenza conquistata, come della serietà
professionale.
In lei c’è una chiarezza e una cultura acquisita, come giusta
attenzione e rispetto nei confronti di Maestri del passato cui ha attinto,
tramite i quali ha gettato solide basi per la prosecuzione del suo impegno
lavorativo.
La sua pittura è apparentemente quieta, attenta e non
ripetitiva, priva di contraddizioni, tanto che nello scorrere tela su tela, o
su tavola, ho avvertito un linguaggio affinato da nuovi accenti, da soluzioni
filtrate da contatti culturali cercati con ostinatezza o casualmente trovati
nelle piccole e nelle grandi gallerie fiorentine, al Caffè Storico Letterario
“Le Giubbe Rosse” per esempio, o altrove.
Ogni tanto, infatti, viaggia sia in Italia che all’estero
visitando le massime Collezioni museali.
Tornando al suo dipingere, credo che persino il colore di
fondo, o la scelta di particolari supporti telacei che prepara direttamente,
indicano il volto su cui si delineano gli orizzonti fisici di un pensiero
formulato giorno dopo giorno con costante impegno spiritualmente espressivo.
Elisa Zadi rigetta la superficialità e la fretta.
E’ persona che pensa.
Beh, tralasciando il confronto tra certe sue opere trascorse,
tipo “Fonte alla locanda” o “Ponte”, “Polittico dell’altra luce” (altri miei colleghi
ne hanno esaurientemente scritto), il suo oggi si sta perentoriamente
schiudendo alla luce, divenendo un linguaggio/opera specchio del proprio
comportamento.
Non gioca sulle cosiddette “apparenze esteriori”; prova ne
sono alcune serie di autoritratti eseguiti non tanto per esaltarsi
narcisisticamente, bensì per operare in una concatenazione tale da portare in
essere il proprio stato d’animo e, soprattutto, di comunicare, cioè di trasmettere.
Di dire, cioè, un proprio pensiero, come quello d’altri.
La riconoscibilità fisica le serve fino a un certo punto, ma
ciò che le interessa non è un soliloquio, bensì un’articolazione
linguistico/grammaticale tesa al massimo.
Non si può ancora dire dove arriverà Elisa Zadi, ma questo
mio sintetico scritto è solo e soltanto un cenno di consenso e di grande
attenzione per il suo serio impegno.
Pur sapendo che le parole non sono esaustive per conoscerne
a fondo la personalità, noto però che il suo universo poetico si accende d’un
che di lirico, soprattutto in certi volti concretati nell’uso luminoso di
vellutate scansioni azzurrine e rosacee, perlacee e d’altre cromie: il
linguaggio figurale esprime un’intima necessità di dire di sé come “persona
viva” che agisce all’interno di una collettività fremente che si muove e s’agita.
Non c’è trasgressione in lei; non s’addentra mai negli oscuri
meandri della casualità, cosicché bisogna apprezzarne un’unità linguistica in
cui le linee costruiscono ciascun soggetto scelto con attenzione tramite
pennellate che agiscono con discrezione e oculatezza.
Si tratta di istanti spesso sussurrati, ma altre volte quasi
gridati nell’accumulazione di pennellate biancheggianti che si sposano a scale
di grigi e di marroni...
A tenere banco c’è il suo animo di giovane e sensibile donna
che ci offre con chiarezza i motivi del suo dedicarsi alla pittura.
Forse può essere una frase fatta, o un concetto obsoleto, ma
in un tempo così violentemente contraddittorio e in un inizio del nuovo
Millennio in cui vedo sempre meno “pittori/pittori”, e dove la mattina uno
s’alza dicendo – senza averne i contenuti/valore – d’essere poeta o scrittore o
fotografo e via dicendo..., Elisa Zadi va ammirata dandole spazio e fiducia,
visto che ci sono ancora persone che credono all’arte come mezzo di
aggregazione e di confronto, di amicizia e di amore.
C’è una poesia, tra le tante che amo, titolata “L’arte” (1).
Penso che si addica a lei e a tutte le persone sensibili:
“Arte
sorreggi la solitudine
dell’Uomo
e
traccia comete
nel cammino effimero”.
Non amo le meteore, se non quelle che illuminano di notte i
sogni, ma le comete sì.
Nel loro viaggio ciclico questi pezzi di stella appaiono ma
non scompaiono, non si sfanno; per me non sono presagi negativi come altri, ma
entità che spargono bellezza all’intorno.
Elisa Zadi appartiene a quella cometa che si chiama Arte:
sta passandoci davanti e il suo percorso dona brillii.
Stiamole accanto.
Lo merita.
Marina di Pietrasanta, 8 ottobre 2013.
Lodovico Gierut
Giampaolo Talani ed Elisa Zadi.
Comune di Fiesole
Sala del Basolato
Piazza Mino, Fiesole
Patrocini:
Città di Fiesole, Provincia di Firenze, Regione Toscana, Unione di Comuni
Fiesole-Vaglia, Fondazione Spadolini, Fondazione Primo Conti , Notepress comunicazione, Caffè Letterario Giubbe Rosse, Associazione Artefice.
Info:
Comune di Fiesole - Piazza Mino, 26
Ufficio Stampa e Comunicazione: Giulia Coli
Email:
coli.giulia@comune.fiesole.fi.it
Tel. 055.5961262055.5961262
Mobile 339.5069593339.5069593
www.comune.fiesole.fi.it
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