Metà-Morfozi, 2013
olio su tessuto di lino, cm 120x100.
Metà-Morfozi é la ricerca di una nuova identità che non può prescindere dalla forma e dalla materia.
Infatti si direbbe che soltanto la forma sia garante dell’identità di ciò che esiste: delle creature come delle cose. Questa figura é strutturata, palpitante, eppure chiusa e segreta, come uno scrigno che custodisce, gelosamente, la verità del senso che potrebbe assumere la sua vita. Questo è il suo tesoro inalienabile! La sua identità è questa perla ”oscura” che cresce lentamente, anche a sua insaputa, rivelandosi-in questo caso- attraverso una "metamorfosi". Cerco quest’obiettivo attraverso un impianto scultoreo, risolto con tratti decisi. Mentre sempre il colore è affidato a poche, gestuali, note timbriche contrastanti che, come in questa opera modellano con vigore un corpo reso nobile dal silenzio che l’avvolge e la protegge.
La scelta di adoperare un tessuto grezzo fa parte di un percorso di ricerca sulla materia che sto affrontando. La naturalità di base del tessuto é quasi sempre rispettata e restituita all'osservatore che può vedere la sovrapposizione di materiale, di gesti che vanno alchemicamente a costruire l'opera. Come in una scrittura ogni segno rimane separato e affiancato al successivo: in questo modo ogni passaggio é leggibile, chiaro. Anche i colori adoperati sono pigmenti, a volte terre raccolte nella zona e stese semplicemente sul tessuto preparato, altre volte mesticati con olio per scegliere la giusta densità ed elasticità del colore. Questa attenzione mi consente di "mettere" sul lavoro quello che necessita, l'essenziale.
Infatti si direbbe che soltanto la forma sia garante dell’identità di ciò che esiste: delle creature come delle cose. Questa figura é strutturata, palpitante, eppure chiusa e segreta, come uno scrigno che custodisce, gelosamente, la verità del senso che potrebbe assumere la sua vita. Questo è il suo tesoro inalienabile! La sua identità è questa perla ”oscura” che cresce lentamente, anche a sua insaputa, rivelandosi-in questo caso- attraverso una "metamorfosi". Cerco quest’obiettivo attraverso un impianto scultoreo, risolto con tratti decisi. Mentre sempre il colore è affidato a poche, gestuali, note timbriche contrastanti che, come in questa opera modellano con vigore un corpo reso nobile dal silenzio che l’avvolge e la protegge.
La scelta di adoperare un tessuto grezzo fa parte di un percorso di ricerca sulla materia che sto affrontando. La naturalità di base del tessuto é quasi sempre rispettata e restituita all'osservatore che può vedere la sovrapposizione di materiale, di gesti che vanno alchemicamente a costruire l'opera. Come in una scrittura ogni segno rimane separato e affiancato al successivo: in questo modo ogni passaggio é leggibile, chiaro. Anche i colori adoperati sono pigmenti, a volte terre raccolte nella zona e stese semplicemente sul tessuto preparato, altre volte mesticati con olio per scegliere la giusta densità ed elasticità del colore. Questa attenzione mi consente di "mettere" sul lavoro quello che necessita, l'essenziale.
Half-Morfozi is the search for a new identity that can not be separated from the form and matter.
In fact, it seems that only the form is vouches for the identity of all that exists: the creatures as of things. This figure is structured, throbbing, yet closed and secret, like a casket containing, jealously, the truth of the way he could take his life. This is his inalienable treasure! His identity is this pearl "dark" that grows slowly, even without his knowledge, revealing-in this case-through a "metamorphosis". Seeking this objective through a sculptural installation, solved with bold strokes. While the color is always entrusted to a few gestures, contrasting tonal notes that, as in this work force model with a body made noble by the silence that surrounds and protects it.
The choice to use a raw fabric is part of a research on the matter I am facing. The naturalness of the fabric base is almost always respected and returned to the observer who can see the overlap of material, deeds that go to build the alchemical work. As a writing each sign is separated and joined to the next: in this way each step is legible, clear. Even the colors used are pigments, sometimes lands gathered in the area and lay down on the fabric simply prepared, other times before priming with oil to choose the right density and elasticity of the color. This focus allows me to "put" on the job what they need, what is essential.
In fact, it seems that only the form is vouches for the identity of all that exists: the creatures as of things. This figure is structured, throbbing, yet closed and secret, like a casket containing, jealously, the truth of the way he could take his life. This is his inalienable treasure! His identity is this pearl "dark" that grows slowly, even without his knowledge, revealing-in this case-through a "metamorphosis". Seeking this objective through a sculptural installation, solved with bold strokes. While the color is always entrusted to a few gestures, contrasting tonal notes that, as in this work force model with a body made noble by the silence that surrounds and protects it.
The choice to use a raw fabric is part of a research on the matter I am facing. The naturalness of the fabric base is almost always respected and returned to the observer who can see the overlap of material, deeds that go to build the alchemical work. As a writing each sign is separated and joined to the next: in this way each step is legible, clear. Even the colors used are pigments, sometimes lands gathered in the area and lay down on the fabric simply prepared, other times before priming with oil to choose the right density and elasticity of the color. This focus allows me to "put" on the job what they need, what is essential.
Nero
È
dalle tenebre che molte mitologie fanno nascere il cosmo,
precisando subito che, dal punto di vista psicologico, le narrazioni cosmogoniche descrivono in forma allegorica l’emergere del conscio dal buio dell’inconscio. Essendo quindi che la luce diviene la prima creazione, il nero rappresenta lo stato psichico anteriore al formarsi del conscio, uno stato oceanico che contiene in sé tutte le istanze personali, ma in cui tutto è indifferenziato e confuso dove la psiche, a questo livello, è una totalità pre conscia. Tuttavia questa condizione fa parte di un nero fenomenico, di cui noi facciamo quotidiana esperienza, ma esiste un nero primordiale, onnicomprensivo che è archetipo del principio, espressione della dimensione totipotente delle origini, che contiene cioè in potenza tutto quanto verrà alla luce e acquisterà esistenza. Si tratta dunque di un universo ricco di potenzialità e di energie, dove il nero si fa simbolo delle forze occulte e smisurate che esso contiene. Intimamente associato con le tenebre dell’ignoto, dell’inconscio e del mistero, il nero diventa colore che contraddistingue il segreto, l’occulto, il non noto nella sua accezione più ampia. Quindi, tornando al principio in cui la mitologia fa nascere dal nero primordiale la luce, e la psicologia dall’inconscio primordiale la coscienza, il nero primordiale è la madre della luce e l’inconscio quella della coscienza. A questo concetto di oscurità da cui ha origine la luce, si deve attribuire la simbologia delle divinità femminili nere, comunemente conosciute come “grande madre” o “madonne nere”. | |
Il
nero ha un carattere femminile perché è il femminile che
genera, incuba, partorisce e custodisce, e del femminile possiede
entrambi i caratteri: quello elementare e quello trasformatore.
Il carattere elementare tende a contenere, ad avvolgere e
circondare tutto ciò che da esso sorge; il carattere
trasformatore spinge invece alla luce, induce alla crescita,
promuove lo sviluppo e stimola la trasformazione. Da qui la
visione della grande madre distruttrice e divoratrice e la grande madre buona e dispensatrice, che sono i due lati della natura femminile. Però quando il femminile si manifesta in forme estreme, il suo carattere contenitore prende le forme della terribile madre divorante che imprigiona e limita l’evoluzione, e il suo carattere trasformatore assume l’aspetto della terribile madre ostile che mette minacciosamente alla prova. Il femminile, dunque, impronta con i suoi due aspetti fondamentali sia l’immagine della madre buona che cattiva, ma delle due, ovviamente, è la cattiva ad assumere colorazione nera. Ma questo è tipico di una simbologia tradizionale, che non valuta l’elemento distruttivo come elemento costruttivo. Restando il concetto di oscurità da cui sorge la luce, il nero resta madre della luce che sacrifica se stessa per far nascere il figlio, che, ricondotto ad un termine psicologico, rappresenta una lotta interiore per sconfiggere il lato oscuro presente in ogni uno, al fine di far emergere la parte migliore. | |
Tuttavia,
il carattere terribile della grande madre raffigurata di nero, pone in risalto l’aspetto di potenza di questo colore. La forza del nero, come si è visto, sta appunto nel contenere in se tutto quanto vi è in potenza. Dal nero ha origine la luce che, vista come manifestazione del bianco, altro non è che la riflessione di tutti i colori, colori che appunto, erano assorbiti e quindi in potenza nel nero; il nero quindi, la dove il suo effetto sia di origine, di trasformazione e di esaltazione, diviene colore del risalto che, mettendosi al servizio degli altri colori, senza sopprimerli con la propria forza, ne esalta le qualità. |